Mario Draghi: "Salvare l’euro"
La crescita economica mondiale sta decelerando e l'incertezza è aumentata. È necessario ripristinare la disciplina fiscale nell'area euro e accelerare l'attuazione del fondo salva stati Efsf (European Financial Stability Facility), che allenterà le pressioni sui bond e sulle banche. Il presidente della Bce, Mario Draghi, in un'intervista al Financial Times, definisce «triste» la situazione fra la Gran Bretagna e l'Europa in seguito alla spaccatura sulla riforma dei Trattato europeo e afferma: la Gran Bretagna ha bisogno dell'Europa e l'Europa ha bisogno della Gran Bretagna. L'intervista sarà pubblicata sul Financial Times in edicola oggi, in un articolo dal titolo Mario Draghi: il compito di salvare l'euro. Draghi oggi comparirà davanti al Parlamento Europeo ed è in programma, secondo indiscrezioni, una riunione in teleconferenza dei ministri delle finanze dei paesi dell'Eurogruppo con all'ordine del giorno, fra l'altro, il tema dei prestiti bilaterali al Fondo Monetario Internazionale sollecitati dal vertice Ue di dicembre. «Abbiamo bisogno di un sistema finanziario più resistente, con meno debito e più capitale. Ci sono stati progressi nel definire le nuove regole» evidenzia Draghi tracciando un bilancio del dopo crisi finanziaria e delle lezioni da imparare. In merito ai nuovi programmi della Bce, il presidente dell'istituto di Francoforte ribadisce che il programma di acquisto di bond della Bce «non è infinito»: la banca centrale «deve agire e agirà sempre nel rispetto del proprio mandato». La fiducia - aggiunge - non tornerà distruggendo la credibilità della Bce. Sui nuovi piani per allentare le tensioni sulle banche, Draghi afferma: gli istituti di credito decideranno «in totale indipendenza cosa fare con i fondi» della Bce che «non necessariamente» saranno un incentivo per l'acquisto di bond dei paesi periferici dell'area euro. Le banche decideranno cosa «è meglio per loro» ma Draghi si augura che usino i prestiti della Bce per finanziare l'economia reale. Sugli stress test condotti sulle banche dall'Eba, il presidente della Bce evidenzia come l'ideale sarebbe stato prima l'entrata in vigore dell'Efsf e poi l'eventuale ricapitalizzazione delle banche. Ma si è fatto il contrario e i gli stress test hanno identificato debolezze che riflettono lo stress sul mercato dei bond e che potrebbero spingere le banche a raggiungere migliori ratio di capitale con il deleveraging. «Dobbiamo ripristinare disciplina fiscale nell'area euro» evidenzia Draghi. «Il risanamento» di bilancio deve andare «mano nella mano con le riforme strutturali. Ogni paese ha la propria strada da seguire. Per alcuni Paesi la situazione non sarebbe sostenibile neanche se fossero dall'area euro e svalutassero la propria moneta», il che darebbe solo un sollievo temporaneo. «Uscire dall'area euro e svalutare, crerebbe inflazione e alla fine» il paese eventualemnt uscito si troverebbe a dover fare le stesse «riforme strutturali in una posizione più debole». L'Italia negli anni 1990 ha seguito la strada della svalutazione - osserva Draghi - e questo «ha dato un sollievo temporaneo all'economia, con le esportazioni che sono aumnetate ma anche gli spread sui bond. Gli effetti della svalutazione sarebbero stati temporanei senza le riforme strutturali che sono seguite».