Le signore delle regole
C’era una volta una pubblicità che diceva: «Metti un tigre nel motore». Nel Palazzo le tigri cominciano ad essere più di una e sulla riforma dell’articolo 18 lo scontro è tra almeno due signore che in quanto ad artigli non sono seconde a nessuno. Susanna Camusso, segretaria confederale della Cgil, Elsa Fornero, ministro del lavoro, sono la metafora di un cambiamento sociale, di una rivoluzione culturale, di una evoluzione dei costumi, di un drammatico confronto tra vecchio e nuovo, passato e presente, lavoro e industria, resto del mondo globalizzato e Italia. Diciamo la verità, fino a pochi anni fa una sfida del genere, tra due donne di ferro come queste, sarebbe stata impensabile. E al di là delle posizioni personali, dei convincimenti di chi scrive, dell’importanza capitale della posta in palio siamo di fronte a un fatto positivo. Le donne, possiamo girarla come vogliamo, ma sono il motore della nostra società. Sono le madri a governare la casa, gli affari, la vita tutta. E se ci pensate bene, miei cari lettori, vi accorgerete che anche l’Italia senza le donne sarebbe ben povera cosa. Da Nord a Sud sono loro a mandare avanti la baracca, a tenerla in piedi, a educare i figli, a sopportare stoicamente una società maschile che fatica a comprendere l’importanza del mondo femminile. È chiaro che in questa partita Il Tempo sostiene la linea politica e il programma di Elsa Fornero. Vogliamo la riforma dell’art. 18, lo scardinamento di regole obsolete, lo scioglimento dei lacci, la fine del regime consociativo che ha impedito la liberazione del mercato del lavoro. Susanna Camusso è un durissimo avversario. Non condivido quasi nulla di quello che dice, ma è tenace, e sa di combattere la madre di tutte le battaglie per il suo sindacato. Il governo Monti ha il dovere di andare avanti e ricordare i giuslavoristi che in nome di un mercato del lavoro e delle idee degno di un Paese moderno hanno lasciato la loro vita: un solo nome per tutti, quello di Marco Biagi. La targa con il suo nome è esposta di fronte al ministero in via Veneto. È un nome che qualcuno ha dimenticato troppo in fretta, come la battaglia sull’art. 18. Siamo di fronte ad un problema istituzionale enorme: dimensionare in alto o in basso le aziende per legge è una follia tutta italiana. Cancellatela.