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Il premier tira dritto:ora si può partire con la fase due

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MarioMonti, a parte un pranzo con il governatore della Banca d'Italia a palazzo Koch, ha trascorso l'intera giornata a palazzo Chigi. Il presidente del Consiglio ha dato chiesto ai singoli dicasteri di lavorare alle riforme che l'Esecutivo intende affrontare. «Stiamo facendo i compiti a casa», spiega un ministro, facendo intendere che per la seconda fase i tempi saranno più dilatati rispetto a quelli della manovra. «Le misure per la crescita verranno adottate non necessariamente in un unico pacchetto, ma in una progressione di diversi interventi», ha confermato Enzo Moavero Milanesi, ministro delle politiche comunitarie. Il lavoro congiunto del governo sui provvedimenti, insomma, non inizierà prima di gennaio. E Monti, almeno nelle intenzioni confidate ai più stretti collaboratori, intende prendersi tutto il tempo necessario ad evitare gli intoppi incontrati sul decreto che, per sua stessa ammissione, ha richiesto alcuni ritocchi proprio per la fretta con cui è stato confezionato. La crisi - si spiega a palazzo Chigi - ha imposto tempi strettissimi, ma ora abbiamo più tempo e potremo approfondire meglio ogni aspetto. Del resto, solo con più tempo sarà possibile superare le resistenze che frenano le liberalizzazioni ed evitare scontri sulla riforma del lavoro. Su quest'ultimo dossier, il premier è intenzionato a rispettare la parola data alle parti sociali: ci sarà maggiore concertazione. Ma questo, come ha chiarito Elsa Fornero, non significa che siano accettabili «preclusioni». Insomma si andrà avanti. Quanto all'ipotesi di una nuova manovra, paventata prima da Giulio Tremonti e poi da Silvio Berlusconi, a palazzo Chigi fanno spallucce: ora l'obiettivo è la crescita, non certo fare nuovi interventi sui conti pubblici. Sul fronte più strettamente politico, infine, Monti continua a dirsi «fiducioso» della tenuta della maggioranza che sostiene il governo. Le dichiarazioni dei vari esponenti politici, anche di alcuni leader, vengono lette a palazzo Chigi - almeno per ora - come fibrillazioni fisiologiche che non destano preoccupazione e non tali cioè da mettere in pericolo la stabilità dell'Esecutivo.

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