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E sulla riforma ennesimo duello Bersani-Veltroni

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PierLuigi Bersani sa che l'ala laburista del partito, vicina ai sindacati, non voterà mai una riforma del lavoro che renda i licenziamenti più facili, neanche turandosi il naso come avvenuto per la riforma della previdenza. Per questo il leader Pd, in pubblico ma anche nei contatti con il ministro Elsa Fornero, ha già fatto sapere che l'articolo 18 «non è il tema» non perché sia un tabù ma perché la vera priorità sono gli ammortizzatori sociali. Un assaggio in miniatura dello scontro, che si potrebbe aprire nel Pd sul tema del mercato del lavoro, si è avuto nella querelle tra il giuslavorista e senatore Piero Ichino e il responsabile economico Stefano Fassina, il primo sostenitore di un modello di flexsecurity che rivede la norma sui licenziamenti, il secondo sostenitore di un diritto del lavoro unico che però non tocchi l'articolo 18. Sulle due tesi si schierano le opposte tifoserie del partito ed è anche per disinnescare la polveriera che Bersani ritiene che sul mercato del lavoro l'approccio deve essere un altro. «L'articolo 18 - è la linea del leader Pd - non è la questione. Il governo non può non sapere, e lo sa, che ora si tratta di dare una risposta a chi rimane senza lavoro a 55 anni. I soldi risparmiati sulle pensioni si devono usare per gli ammortizzatori sociali». In ogni caso, aggiunge Bersani, il tema del mercato del lavoro va affrontato «con calma, senza patemi», magari facendo passare un po' di tempo perché c'è già «qualcosa da digerire», ovvero le nuove pensioni. Pronto a salire sulle barricate l'ex ministro Cesare Damiano, espressione dell'area democratica vicina ai sindacati: non è vero, sostiene, che eliminare l'articolo 18 aumenterebbe l'occupazione. Quindi altro che cancellarlo «va garantito anche ai giovani che entreranno nel mercato del lavoro». Un approccio più laico sulla possibilità di licenziare, legato a maggiori diritti per chi è assunto, è espresso invece dall'area vicino a Walter Veltroni e a Enrico Letta. «Serve un pacchetto serio - sostiene il responsabile Welfare Giuseppe Fioroni, membro della minoranza del partito - servono tutele serie, e vedrete che dentro un pacchetto serio nulla può essere considerato un tabù: neanche l'articolo diciotto». E la necessità di una riforma complessiva è affermata anche dal vicesegretario Enrico Letta per il quale il giusto ordine di un'eventuale riforma passa attraverso «gli ammortizzatori sociali, il costo del lavoro, il rilancio del lavoro per giovani e donne e la questione della flessibilità in uscita».

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