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Nel Lazio addio vitalizi. Più soldi ai consiglieri

Regione Lazio

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Erano le 2 e un quarto della notte di due giorni fa quando in Commissione bilancio della Regione Lazio è spuntato un emendamento all'articolo 11 della Finanziaria, quello sui vitalizi. Stabilisce di abolirli dalla prossima legislatura. Non solo. Precisa anche che, in questa legislatura, ne avranno diritto «i consiglieri e gli assessori in carica o cessati dal mandato». Un colpaccio. Conquisteranno l'assegno di 3.100 euro netti al mese gli assessori della giunta Polverini che, non essendo stati eletti, erano esclusi da una norma varata alcuni anni fa. Ma mica soltanto loro. L'emendamento, già ribattezzato «win for life», farà un bel regalo anche ai tre consiglieri della lista Polverini (Gianfranco Sciscione, Enzo Di Stefano e Giancarlo Gabbianelli) che hanno dovuto lasciare la Pisana dopo tre mesi a seguito di una sentenza del Tar che ha cancellato tre seggi alla maggioranza. Ma c'è di più. Il comma 3 dello stesso emendamento fa fare bingo a tutti gli inquilini della Pisana. Prescrive che i loro stipendi non saranno più legati a quelli dei parlamentari (l'80% dell'indennità di deputati e senatori) ma «fissate alla data 1 dicembre 2011». Significa che se il Parlamento deciderà di ridurre il compenso agli onorevoli, come è in programma a gennaio 2012, i consiglieri regionali non ne avranno alcun contraccolpo. Anzi potrebbero finire per guadagnare più soldi dei loro «cugini» parlamentari. È stata stralciata anche la norma che allungava l'età per il vitalizio agli ex consiglieri, da 50 a 60 anni. Tutto rimandato a «una legge, entro la fine della presente legislatura» che stabilirà «un sistema previdenziale contributivo per i consiglieri eletti a partire dalla X legislatura basato sul sistema di calcolo vigente per i dipendenti pubblici con il limite inderogabile del requisito anagrafico minimo pari a 60 anni». Stava per arrivare pure la beffa. Sempre a notte fonda la Commissione Bilancio aveva previsto una norma per l'indicizzazione annuale dello stipendio dei consiglieri «sulla base della variazione del costo della vita accertato dall'Istat». Un comma che non è piaciuto alla Polverini. Alla fine è stato «sospeso». Infine, tanto per non farsi mancare niente e tentare di arginare le critiche strumentali, il presidente della Commissione, Franco Fiorito, ha presentato un emendamento per consentire a chi vuole, ed entro trenta giorni dall'entrata in vigore della legge, di rinunciare al vitalizio. Lo stesso che pochi giorni fa ha fatto approvare la presidente del Pd Bindi all'ufficio di presidenza della Camera per neutralizzare le proteste di Di Pietro e company. Ovviamente sulle norme inserite nella Finanziaria la maggioranza ha trovato l'intesa senza difficoltà, grazie anche all'attenta regia del «cerchio magico» Cetica-Zoroddu-Ronghi (rispettivamente assessore al Bilancio, capo di gabinetto della Polverini e segretario generale della Regione). L'opposizione, invece, attacca. Anche se nei corridoi della Pisana raccontano di una soddisfazione piuttosto trasversale. Sui vitalizi il deputato del Pd, e segretario regionale in pectore dei Democratici, Enrico Gasbarra è netto: «È un regalo dorato ad personam pensato e approvato da una maggioranza a cui piace vivere facile, senza alcun rispetto per i cittadini. Una destra che da una parte approva una Finanziaria regionale piena di nuove tasse e dall'altra si fa il regalo della vita. Mentre il Paese e l'intera regione vivono una crisi senza precedenti». In una nota congiunta i capigruppo alla Pisana di Pd, Idv e Sel, rispettivamente Esterino Montino, Vincenzo Maruccio e Luigi Nieri, spiegano: «L'emendamento presentato questa notte dalla maggioranza di centrodestra è una inaccettabile forzatura nei confronti della quale i membri della Commissione Bilancio di tutte le forze dell'opposizione hanno espresso voto contrario in modo compatto». Non ci sta l'eurodeputato e vicecoordinatore del Pdl regionale, Alfredo Pallone, che tuona: «Siamo alla pura demagogia. Dopo aver lasciato in eredità un deficit pari a 25 miliardi di euro che costringe la Regione a pagare onerosi interessi, tutto ci saremmo aspettati fuorché un atteggiamento demagogico e populista».

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