Gelo tra Silvio e Bossi. Con Monti è freddo
Il gelo con Bossi, il freddo con Monti. È tutta al ribasso la temperatura dei rapporti di Silvio Berlusconi con il suo quasi ex alleato e con il suo successore. E le due relazioni non sono così così distanti. Quanto più la Lega tira la corda contro il governo tecnico tanto più va a pescare nell'eletorato pidiellino. Il Cavaliere è costretto un po' a rincorrere, assumendo una posizione critica nei confronti della manovra. Si comincia la mattina. Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, interviene in Aula e avverte: «Nel cruciale periodo tra luglio e settembre il governo Berlusconi aveva l'occasione importante per dare una risposta all'Europa soprattutto su due aspetti: la riforma delle pensioni e l'aumento dell'Iva, sull'ultimo abbiamo avuto l'esitazione di Tremonti, sulle pensioni quello della Lega e questo ha indebolito il governo e ha portato alla deriva successiva». Gli risponde più tardi Roberto Maroni: se i rapporti con il Pdl resteranno quelli attuali - assicura l'ex ministro dell'Interno - alle amministrative della primavera 2012 il Carroccio correrà da solo e «vincerà», perché il fatto di essere l'unico partito di opposizione gli farà «guadagnare tantissimi consensi». Poco più tardi si passa alle vie di fatto e la Lega combina uno scherzetto (a Mediaset) presentando un ordine del giorno per mettere all'asta le frequenze tv. In serata arriva la gelata con Monti. Il Professore interviene in Aula e risponde a una battuta di Berlusconi di giovedì che lo aveva definito «disperato» per il fatto che la manovra è stata continuamente cambiata. Dice il presidente del Consiglio rivolto al suo predecessore: «Ho letto stamattina che Monti è disperato: ho fatto un rapido esame di coscienza leggendo quel titolo e per un attimo mi sono sentito colpevole perché non mi sento assolutamente disperato, poi svegliatomi un po' meglio e avendo riflettuto un po' di più, quella parvenza di colpevolezza è svanita del tutto perché non ho nessun motivo di disperazione». Il Cavaliere resta sorpreso, qualche deputato gli si avvicina e lui spiega che non aveva alcuna intenzione di offendere Monti. Dopo tocca ad Alfano rimettere a posto le cose. Il segretario del Pdl prende la parola quando a fianco c'è Berlusconi e spiega: «La manovra ha troppe tasse. Se le troppe tasse alimenteranno la recessione, saranno necessari altri sacrifici. Noi, invece, vogliamo puntare sulla crescita». «La situazione non è cambiata in un mese - dice ancora Alfano - ma la crisi non può essere ascrivibile ad una persona o ad un Governo. La crisi è mondiale, non è colpa di Berlusconi. La favola bugiarda e antitaliana raccontava che, messo da parte Berlusconi, le cose sarebbero migliorate. I fatti, con lo spread in crescita, dimostrano il contrario». Infine va di fioretto. Premette che il suo, vista l'età, non può essere un consiglio di saggezza (il segretario del Pdl ha 41 anni, il premier ne ha 68). Quindi lo invita a non curarsi troppo di ciò che scrivono i quotidiani. Dice Alfano: «Chi le parla ha lavorato a lungo a fianco del suo predecessore. Un giorno i giornali diranno che troppo bravo, un giorno che non lo è. Non bisogna curarsene». Un biglietto di Monti a Berlusconi ha in serata ricomposto la frattura.