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Fitch avverte Italia e Spagna. Possibile taglio del rating

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Ci risiamo. Le agenzie di rating che da mesi rappresentano le brigate motorizzate per attaccare l'area dell'Euro ieri hanno sparato la nuova bordata destabilizzante. Nel giorno in cui la manovra del governo Monti incassa la fiducia alla Camera, l'Italia finisce sotto la lente di Fitch (una delle tre sorelle dei voti di affidabilità finanziaria) che ha messo sotto osservazione con «creditwatch» negativo Roma con la minaccia di declassamento alla fine della revisione, prevista per il mese prossimo. Insieme all'Italia a condividere la minaccia di vedersi sforbiciato il voto ci sono Spagna, Belgio, Slovenia, Cipro e Irlanda perché i timori che aleggiano su Eurolandia restano «pressanti e non sono stati attenuati» dall'ultimo vertice Ue, spiega Fitch, sottolineando che «desta particolare preoccupazione l'assenza di un piano finanziario credibile». Il punto è sempre lo stesso. Secondo l'agenzia di rating «è necessario un coinvolgimento più attivo della Bce» per risolvere la crisi dei debiti sovrani nel Vecchio Continente. Finché non si arriva alla possibilità condivisa tra gli Stati europei di consentire alla Eurotower di stampare moneta senza limitazioni e si vincono le resistenze tedesche su questo punto, le agenzie di rating continueranno a bombardare con i loro giudizi mercati al collasso. Che ormai però quasi non fanno più caso alle bocciature che arrivano da Oltreoceano. Senza una vera è propria soluzione, aggiunge Fitch, «la crisi continuerà e sarà caratterizzata da episodi di altissima volatilità sui mercati che minacceranno soprattutto i governi di quei Paesi con un elevato debito pubblico». La seconda mazzata di Fitch è arrivata, sempre ieri, nei confronti della Francia. La società Usa ha deciso di abbassare l'outlook della Francia da stabile a negativo, confermando comunque la tripla A di Parigi. L'outlook negativo, spiega l'agenzia, «indica che ci sono poco più del 50% delle possibilità di un abbassamento del rating da qui a due anni». Secondo Fitch, in particolare, la Francia è più esposta alla crisi rispetto agli altri Paesi dell'area euro che vantano una tripla A. Inoltre il rapporto debito-pil di Parigi dovrebbe salire al 92% nel 2014. Dalla capitale francese il governo «ha preso atto» della decisone dell'agenzia di rating, sottolineando la determinazione del Paese di abbattere il deficit. «Il governo è determinato a proseguire la sua azione al servizio della crescita, della competititività, dell'occupazione e della riduzione del deficit», ha detto il ministro delle finanze Francois Baroin. Fitch ha abbassato il rating sull'Italia da «AA- ad «A+» con outlook negativo ad ottobre e nei giorni scorsi aveva promosso il pacchetto di misure messo a punto dal governo Monti per rimettere a posto le finanze pubbliche dell'Italia. «La manovra varata dal governo italiano allenta la tensione sul rating del Paese nel breve termine, rafforzando la propria credibilità nel tentativo di arrivare al pareggio di bilancio nel 2013», aveva affermato l'agenzia Usa. Le cattive notizie sono annunciate anche da Standard&Poor's che ieri ha detto che «la recessione in Europa toccherà anche i Paesi più solidi, in primis la Germania, il prossimo anno». E in serata é toccato a Moody's annunciare di aver tagliato il rating sul debito del Belgio portandolo a AA3, due livelli sotto il precedente AA1 con outlook negativo. Le agenzie di rating hanno così certificato il clima di peggioramento del quadro economico che sta costringendo governi e istituzioni a ribassare drasticamente le stime per i prossimi anni mentre il direttore generale del Fmi Christine Lagarde ritiene che nessuno paese emergente o sviluppato sarà immune dalla crisi e si rischia di tornare al disastroso protezionismo degli anni '30. Ed i Paesi della zona euro torneranno a riunirsi all'inizio della prossima settimana affrontando anche il tema del fondo salva stati Esm che subentrerà all'Efsf già nel 2012. Mentre infuria il dibattito sulle risorse del prossimo strumento che la Merkel vuole comunque limitate a 500 miliardi di euro (più la leva e contributi del Fmi), l'ad dell'Efsf Klaus Regling dice che, anche se non ne avranno bisogno, le necessità di Italia e Spagna potrebbero essere coperte tranquillamente dai 600 miliardi di potenza di fuoco del fondo. Alla conferenza di commemorazione di Padoa Schioppa si è discusso anche del ruolo della Bce e dell'utilizzo del «bazooka» degli acquisti massicci dei titoli di stato e prestatore ultima istanza. Il presidente Mario Draghi non ha parlato e Visco alle numerose domande ha risposto che la strada per tranquillizzare i mercati è una sola e «ci stiamo lavorando».

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