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La Lega alza la voce.

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Eppurel'avvertimento del Carroccio è chiaro. E a lanciarlo è stato venerdì, in tarda serata, Roberto Calderoli, presidente del parlamento Padano, che ha invitato il Pdl, «una volta votata questa manovra», a «staccare la spina al Governo Monti e tornare a votare». In caso contrario «le nostre strade si divideranno per sempre». Parole chiare che, nell'intento dell'ex ministro, servivano a mettere in dubbio anche eventuali apparentamenti alle amministrative della primavera prossima. Un avvertimento che aveva lanciato anche Roberto Maroni: «Non sono affatto convinto che si andrà insieme e non sono convinto che da soli perderemmo. Anzi, penso che la Lega andrà a vincere in molti comuni». Eppure dal Pdl si cerca di smorzare i toni. E ieri è toccato al governatore della Lombardia Roberto Formigoni tendere la mano ai Lumbard: «La nostra proposta è che il Pdl, anche rimettendo in discussione il proprio nome, possa dare vita a una coalizione assieme alla Lega Nord e a quelli che siedono con noi sui banchi del Parlamento europeo». «Vogliamo continuare a essere - ha assicurato - la speranza dei moderati per l'ammodernamento e la trasformazione del Paese». Eppure mentre Formigoni pensa al futuro, c'è chi, come Fabrizio Cicchitto e Gaetano Quagliariello, cerca di rispondere a tono agli avvertimenti leghisti. E così il capogruppo alla Camera ricorda agli ex alleati che «la gravità della situazione economica internazionale non consentiva all'Italia di andare ad elezioni anticipate senza un governo che intervenisse per almeno due mesi sul quadro economico». Più duro il commento del vicecapogruppo del Pdl al Senato, Quagliariello: «Non si può sostenere il federalismo fiscale lunedì e poi il martedì chiedere la secessione. Se si risolvono questi problemi si può tornare a parlare con la Lega senza che nessuno perda la faccia».

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