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Ultimatum Cisl: la fase due con noi

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Il segretario della Cisl Raffaele Bonanni

Bonanni: Monti riapra il dialogo coi sindacati, i partiti vogliono il voto

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«Tutti pensano alle elezioni anticipate e vogliono ridurre il potere di Monti, per questo lo invitiamo ad aprirsi alla concertazione». È un messaggio chiaro quello lanciato ieri dal segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni. Se Monti pensa di avviare la fase due del suo governo, quella sulla riforma del mercato del lavoro e sulla crescita, tagliando fuori il sindacato o, come ha fatto con le misure sulle pensioni, presentandogli il testo a cose fatte, rischia di imboccare un vicolo cieco e di farsi male. E non solo perchè senza il sindacato a fare da cuscinetto sarà difficile far digerire al mondo del lavoro misure pesanti (come la riforma della contrattazione o maggiori flessibilità). Ma anche perchè il sindacato potrebbe davvero rappresentare una sponda ineludibile per la sopravvivenza del governo minacciato da partiti che vogliono logorarlo. La votazione alla Camera sulla manovra ha dimostrato che l'appoggio al premier si sta sfilacciando e che la tentazione di tornare al voto è tutt'altro che sopita. Ecco quindi che il sindacato, la Cisl soprattutto, ricorda al premier che è una sponda di cui non può fare a meno. «Il governo - ha detto chiaro e tondo Bonanni - non può fare concertazione sule materie che dice e sulle altre no: se pensano che noi andiamo a discutere solo sui licenziamenti stanno freschi». Il leader sindacale continua a insistere sulla mancanza di equità della manovra, sull'eccessivo carico fiscale per i lavoratori e rilancia sulle liberalizzazioni e sulla tassazione dei grandi patrimoni. Chiusa la manovra il prossimo appuntamento è con il Milleproroghe e con le misure per gli sgravi fiscali dove si possono inserire quei provvedimenti rimasti fuori e che dovrebbero riequilibrare l'equità. Bonanni è caustico e usa un tono da ultimatum: questa manovra sembra scritta da mio zio che non sa nulla di economia. Insomma se Monti vuole andare avanti, dice tra le righe il leader della Cisl, deve riaprire alla concertazione perché dei partiti non si può fidare. E l'assist può venire dalla Cisl più che dalla Cgil ugualmente critica sulla manovra ma con meno spiragli di collaborazione. La fase due di Monti ha un'agenda già definita: liberalizzazioni, crescita e mercato del lavoro. Monti a Montecitorio ha rivendicato la presenza nella manovra di misure a sostegno della crescita come lo sgravio Irap per l'assunzione di giovani e donne e le agevolazioni fiscali per le ricapitalizzazioni delle aziende e ha annunciato che il percorso proseguirà «nelle prossime settimane con elementi più meditati ed organici». Il che lascia intendere che si tratterà, appunto, di riforme organiche. Dopo le polemiche per il passo indietro sulle liberalizzazioni, Monti e il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, hanno ribadito che comunque si faranno. Al primo posto ci sono quelle di taxi e farmaci di fascia C bloccate alla Camera. Il sottosegretario alla presidenza Antonio Catricalà è stato chiaro: «a gennaio ripresenteremo tutto». Monti e Catricalà sarebbero rimasti colpiti dalle critiche del Financial Times sulla manovra che non sarebbe riuscita a scardinare le corporazioni della «neofeudale economia italiana». Allo studio anche la liberalizzazione di strade e autostrade, che andrebbero sotto la vigilanza della neonata Autorità sui Trasporti. E per le infrastrutture, Passera punta sul project-financing. I sindacati le hanno rilanciate anche nella manifestazione di ieri davanti a Montecitorio. Poi ci sono le detrazioni fiscali e la lotta all'evasione, anche questi due temi sui quali i sindacati stanno insistendo molto. Ma la partita più spinosa è quella sul mercato del lavoro. La Camusso ha chiuso in modo irrevocabile all'ipotesi di una revisione dell'articolo 18 sui licenziamenti e così anche il Pd. La Cisl invece chiede uan concertazione a tutto campo: se pensano che andiamo a discutere solo di licenziamenti stanno freschi, ha detto Bonanni. «La Fornero ci deve dire prima quanti soldi ha a disposizione e che voglia ha di trattare con gli altri. Non abbiamo bisogno di mettere il carro davanti ai buoi quando c'è una crisi con difficoltà cosìgravi». La riforma del mercato del lavoro è connessa a quella degli ammortizzatori sociali. Le soluzioni possono essere diverse, anche se il ministro Fornero si è espressa per la cosiddetta flex-security. La formula allo studio sarebbe di combinare l'allentamento dell'articolo 18 (obbligo del reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa) con il reddito minimo come un assegno mensile (fra i 500 e i 1000 euro per un massimo di 2 o 3 anni) per i giovani in cerca di prima occupazione o per i disoccupati che hanno difficoltà a ritrovare lavoro. Poi ci sono diversi dossier aperti. C'è l'idea di pagare i debiti della Pubblica amministrazione verso le aziende fornitrici (circa 90 miliardi) in parte con titoli di Stato; poi ci sono la valorizzazione e le dismissioni del patrimonio immobiliare dello Stato; e c'è pure l'ipotesi di un accordo con la Svizzera per tassare i capitali ivi depositati, come ha fatto la Germania. Senza contare le misure della manovra che vanno implementate, come la riforma di Equitalia che abbassa i costi di riscossione per i cittadini ma che richiede alcuni decreti attuativi.

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