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Due partite e una missione

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Il premier Mario Monti

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Una doppia partita e due giocatori in campo. È questa la sintesi della transizione italiana. Tutto quel che vediamo agitarsi sul terreno di gioco sembra confuso, senza senso e a tratti surreale. In realtà vi è una logica stringente, un esito finale che deriva da un movimento di truppe animate dalla conquista del potere. La prima partita riguarda il governo Monti, figlio di uno stato d'eccezione con un obiettivo d'emergenza: dare stabilità economica al Paese, mettere al sicuro il debito sovrano, i risparmi degli italiani, far arretrare il partito dello spread. Questa è la missione, tutto il resto è marginale, anzi se l'esecutivo va fuori da questo obiettivo commette un errore politico. Non è nato per fare riforme, né amnistie né altro. È in condizioni eccezionali, ma deve usare il suo potere con giudizio ed equilibrio. Ha sottratto ai partiti il giocattolo preferito, la gestione dello Stato, e per questo ha molti nemici. Qualche mal di pancia è più che giustificato da alcune decisioni sbagliate, ma la ribellione parlamentare non si placa atteggiandosi a primi della classe. I parlamentari - per quanto mediocri - conoscono il loro potere di voto. E se lo rivendicano nelle decisioni che contano non gli si può dire «Cari allievi così non si fa e vi mettiamo in castigo». Il governo dia stabilità economica, solo così i ribelli non avranno nessun argomento per soffiare sul fuoco delle elezioni.   La seconda partita è quella dei gruppi parlamentari. Sono fuori dalla stanza dei bottoni, non sono né maggioranza né opposizione in senso classico. Anch'essi sono in uno "stato d'eccezione". E per queste ragioni se vogliono dare dignità e senso alla loro presenza a Montecitorio e a Palazzo Madama hanno una sola via da seguire: riformare lo Stato. È compito del Parlamento e non del governo. Berlusconi, Bersani e Casini si affidino alla regia di Giorgio Napolitano e trovino un accordo bipartisan su fine del bicameralismo, riforma elettorale, taglio dei parlamentari e forma di governo. Sarebbe un finale perfetto per un altro ventennio incompiuto. La doppia partita serve a evitare il profondo rosso nella contabilità della partita doppia, recuperare la politica e andare a votare nel 2013 sapendo chi vince, chi perde e chi governa.  

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