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La stangata dell'Ici risparmia le banche

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Se la legge fiscale è uguale per tutti, con l'ultima manovra che ha bastonato gli italiani possesso, qualcuno è risultato più uguale degli altri. Dunque aumento delle rendite catastali del 60% per prime e seconde abitazioni senza pietà. Con aggravi ed esborsi ancora da calcolare ma molti graziati dall'esosità del balzello.La famigerata Imu, ovvero la nuova Ici travestita, sarà meno salata per banche e assicurazioni, la cui rivalutazione degli estimi passerà dal 50 al 60%, con un aumento in termini percentuali solo del 20%. Il regalo ottenuto dalle banche e dalle assicurazioni per le proprie sedi e filiali è esteso anche ad altri soggetti. A schivare la stangata sono anche proprietari di alberghi e pensioni, di numerosi fabbricati utilizzati per attività commerciale e di immobili utilizzati per cinema, teatri e sale per concerti e spettacoli. Una via di mezzo riguarderà invece altre categorie: i titolari di stabilimenti balneari e di stabilimenti termali si vedranno rincarare gli estimi del 40%. Nessun aumento degli estimi invece per tutti gli immobili di categoria B. In questa categoria sono compresi in genere di edifici pubblici (case di cura, ospedali, uffici pubblici, prigioni, scuole), con la sola esclusione delle attività della Chiesa che non sono esentate dall`Ici, ma sono state esentate dai rincari degli estimi: collegi, convitti, ospizi, conventi. Intanto si cominciano a fare i primi conti sull'impatto della manovra a livello locale. Comuni e Regioni chiederanno ai cittadini rispetto a quest'anno 13,2 miliardi di euro in più, ha calcolato la Cgia di Mestre. Che con il segretario Giuseppe Bortolussi ha avvertito: «I soldi finiranno allo Stato centrale. Regioni e Comuni rimarranno a bocca asciutta, a meno che governatori e sindaci non decidano di ritoccare all'insù i tributi di loro competenza». «C'è il pericolo - ha proseguito - che con questa manovra il federalismo fiscale si spenga sul nascere». Dei 13,2 miliardi di maggior gettito, 11 miliardi arriveranno dai Comuni con la reintroduzione dell'Ici sulla prima casa e con l'Imu; 2,2 miliardi di euro dalle Regioni, attraverso l'aumento dell'addizionale Irpef. Comuni La reintroduzione dell'Ici, la rivalutazione delle rendite catastali e l'ulteriore anticipo al 2012 dell'Imu (su immobili che non sono abitazioni principali) - spiega lo studio Cgia - garantiranno nel 2012 un gettito complessivo di 21,8 miliardi di euro, di cui 3,8 miliardi dalla tassazione sulle prime case e 18 miliardi dagli altri immobili (seconde e terze case, negozi, laboratori artigianali e industriali). L'incremento del gettito delle tasse locali rispetto alla situazione odierna sarà di 11 miliardi di euro. C'è però un «ma»: nel decreto «salva-Italia» vi è una norma (art. 13 comma 11) che attribuisce allo Stato il 50% dell'Imu sugli immobili diversi dalle seconde case, ovvero 9 miliardi di euro. In realtà per i Comuni i maggiori introiti effettivi, ovvero al netto dei circa 10 miliardi che attualmente i sindaci ricevono con l'Ici, saranno appena 2 miliardi di euro. A questo punto, arriva il comma 17 (sempre dell'articolo 13) che dispone la riduzione del Fondo sperimentale di riequilibrio dei Comuni delle Regioni ordinarie e dei trasferimenti statali ai Comuni delle altre Regioni per un ammontare complessivo di 2 miliardi di euro. Secondo la Cgia il risultato è quindi questo: lo Stato, tra incassi diretti e risparmi di spesa, porta a casa 11 miliardi di euro, mentre i Comuni zero. Regioni. Un meccanismo analogo, osserva la Cgia, è previsto anche per le Regioni. L'aumento dell'aliquota base dell'addizionale regionale Irpef dallo 0,9% all'1,23% porterà nelle casse delle Regioni oltre 2,2 miliardi di euro già dal 2012. Tuttavia, la relazione tecnica alla manovra afferma che per le Regioni a statuto ordinario vi sarà una riduzione della compartecipazione Iva (che finanzia la sanità) e del Fondo sanitario nazionale (per le Regioni speciali). Complessivamente, il taglio di risorse è 2,2 miliardi di euro. In sintesi, lo Stato risparmia 2,2 miliardi di finanziamenti alla sanità, mentre per le Regioni il saldo è zero. Di fatto - afferma lo studio - «Regioni ed Enti locali diventeranno dei riscossori per conto dello Stato.

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