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Giusto diminuire i costi ma salviamo la politica

Costi della politica, auto blu a Roma

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La citazione è nota, sempre attuale e da ricordare soprattutto quando la tentazione è quello di mettere da parte i riti della politica per avere guide autorevoli, competenti e decisioniste. La frase è di Churchill: «La democrazia è veramente un sistema politico pieno di difetti, ma non ne conosco uno migliore». Dovremmo sempre tenerla a mente quando più forte si fa la pressione dell'antipolitica. Inutile nasconderlo, siamo in una fase in cui i partiti e le assemblee elettive non godono dei favori dell'opinione pubblica. Appaiono ai cittadini come delle costose macchine inefficienti. Eppure, per rifarci a Churchill, un Paese moderno non ha alternative. Certo, se pensiamo all'Italia, come non indignarci per le retribuzioni dei consiglieri regionali, per gli sprechi delle Regioni, per l'inutilità delle Province, per il proliferare di auto blu, per l'eccessivo numero dei parlamentari, per le loro retribuzioni? Per i privilegi, i vitalizi. Per la difesa di interessi corporativi. Vizi e comportamenti da modificare, da cancellare. Ma senza distruggere l'essenza di una democrazia, cioè i partiti e le istituzioni. In Italia viviamo una fase anomala. La maggioranza scelta dagli elettori nel 2008 si è dissolta. Scissioni, cambi di casacca hanno determinato l'indebolimento della coalizione di governo senza per questo rafforzare l'opposizione. In una fase in cui avremmo bisogno di scelte coraggiose, immediate. E impopolari. Con le forze politiche impegnate in una eterna campagna elettorale il Paese avrebbe rischiato il fallimento. Da qui la svolta, suggerita dal Quirinale e accettata dai partiti, di un governo tecnico capace di proporre con autorevolezza e competenza quelle misure ritenute indispensabili. Una scelta politica, non un commissariamento, non una sospensione delle regole democratiche. Che anzi, debbono essere rispettate da tutti, perché in nessun caso si può aprire la strada ad arbitrii. Ci sono due modi per affrontare una crisi e l'incapacità di proporre soluzioni. Una fu sperimentata in Germania. Il fallimento della Repubblica di Weimar nel 1933 portò al potere il nazismo. E non c'è dubbio che il rimedio fu peggiore del male. Negli Usa la crisi del '29 fu affrontata da Roosevelt in altro modo. Nel 1933 avviò il New Deal, si circondò di esperti e tecnici e con riforme coraggiose e costose cercò di risollevare gli Usa. Quella soluzione è forse più vicina a noi, è quella auspicabile perché porta competenze e professionalità al servizio della democrazia e non in alternativa alla politica. Inoltre negli Usa tutte le norme passarono sempre al vaglio del Congresso. Oggi tutti in Italia sappiamo e vediamo che la politica non offre un'immagine positiva. Ben vengano dei tecnici a indicare una strada. Bene fanno i principali partiti a sostenerli. Ma il Parlamento deve restare sovrano. Deve valutare e votare quelle misure, in nessun caso può essere saltato, svuotato. È giusto abolire le Province, oggi non hanno senso, ma non si può fare per decreto ed è stato un errore proporre cose non previste dai nostri ordinamenti. E veniamo anche al tema più spinoso perché indigna l'opinione pubblica. I parlamentari italiani guadagnano troppo, sono tanti e forse lavorano poco. Ma le Camere godono di una loro autonomia, non possono essere commissariate dal potere esecutivo. Non per rispetto della burocrazia, ma per ragioni sostanziali. Perché se si toglie a loro l'autonomia diventano inutili. E così diventa inutile anche il voto degli italiani. Se votare è inutile è la democrazia che muore. È giusto ridurre le retribuzioni di deputati e senatori. Anzi è una vergogna che non l'abbiano ancora fatto. Ma non può, non deve essere il governo con un decreto a imporlo. Bene hanno fatto Fini e Schifani a garantire che il taglio ci sarà e presto. Ce lo auguriamo. Se non lo faranno gli unici che potranno punire una casta attaccata ai privilegi saranno solo gli elettori. Potranno nascere nuovi partiti, dissolversi quelli attuali o riformarsi. Ma le regole della democrazia non possono venire meno. A ragione abbiamo assistito a una campagna contro la casta, sono state denunciate cialtronerie e talvolta ruberie. Lo scopo però non può essere la demonizzazione della politica e dunque della democrazia. Perché l'alternativa è la dittatura. Un governo tecnico come quello di Monti può fare da parafulmine, può portare a una sospensione della campagna elettorale permanente, ma non può sostituirsi a tutte le altre istituzioni. Anzi la speranza è che questo periodo possa servire veramente alla politica per trasformarsi, magari sotto la spinta dell'opinione pubblica. Perché nel 2013 dovranno essere gli elettori a scegliere da chi essere governati. È una questione di principio che esula dalle qualità degli uomini. Nessuno mette in dubbio la serietà, la competenza e il rispetto delle istituzioni di Monti e dei suoi ministri. Li abbiamo caricati di grande responsabilità e se riusciranno nell'obiettivo di salvare l'Italia dovremo tutti essergli grati. Ma poi deve tornare il tempo degli eletti. Questo ha un costo, il dovere è di contenerlo, ma non possiamo farne a meno. Talvolta con la patente di onorevole navigano cialtroni, affaristi, occupatori di poltrone. Sono una vergogna e vanno rimandati a casa, ma le loro sedie non possono restare vuote, vanno occupate da altri più meritevoli. Forse adesso è una battaglia impopolare da fare, ma proprio nel momento della peggiore crisi dal dopoguerra delle rappresentanze, dobbiamo difenderne il ruolo. I partiti sono l'unico collegamento tra i cittadini e le istituzioni. Se vengono meno il vuoto viene colmato da altri centri di potere che agiscono con altre logiche. Non possono essere i cda delle banche o di grandi gruppi fiananziari a guidarci. Non possono essere i giudici nei loro diversi ruoli a decidere. Dal 1992 abbiamo avuto invasioni di campo intollerabili, e non solo dalla giustizia penale, anche da quella amministrativa. Poteri che non sempre agiscono per il bene comune e che per questo devono sempre fare i conti con il potere che viene dal popolo, il solo che rappresenti veramente tutti i cittadini. Il giorno in cui ai politici si sostituiranno giudici, professori e banchieri, non sarà un bel giorno per la democrazia. E nemmeno per chi non è invitato nei salotti buoni e ha solo un'arma: il voto. Se lo vanifichiamo non ci resterà che obbedire.

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