L'euforia rialzista dai mercati europei è durata solo un giorno.
Soloun'illusione. Il fallimento delle misure prese era evidente e palese a tutti gli attori in gioco. Non era arrivata la misura forte, ovvero la trasformazione della Banca Centrale Europea, in un prestatore di ultima istanza, un soggetto cioè in grado di stampare monetà a oltranza per soddisfare la fame di liquidità della speculazione internazionale. Un atto mancato per la solita opposizione della Germania. Ieri gli operatori hanno ragionato meglio. E compreso che l'accordo di Bruxelles non spostava di una virgola l'incapacità politica dell'Europa di far fronte alla crisi. Così nonostante l'eurocommissario Olli Rehn si sia affrettato a dire che «l'esito del vertice Ue è stato migliore di quanto sembri», gli operatori hanno venduto titoli a piene mani. A smontare le argomentazioni sui progressi declamati da leader e autorità europee ci hanno pensato ancora una volta le agenzie di rating che con i loro giudizi hanno portato il terremoto nelle Borse Ue. Milano, ancora la peggiore, ha chiuso a meno 3,79 per cento, Parigi a meno 2,61 per cento, Francoforte meno 3,36 per cento, Madrid meno 3,11 per cento, Londra meno 1,83 per cento. Ed è tornato a calare nettamente anche l'euro. Dopo l'altalena registrata sul finire della scorsa settimana, ieri è caduto fin sotto quota 1,32 dollari, ai minimi da due mesi. Un effetto innescato dal giudizio di Moody's: «L'assenza di misure per stabilizzare i mercati nel breve termine significa, per la zona euro e l'Ue più in generale, restare soggetti a nuovi shock e che la coesione della zona euro rimane sotto una minaccia costante», ha scritto l'agenzia di rating. Mentre Standard&Poor's ha parlato della «necessità di un altro shock» prima che i governi si rendano conto della gravità della situazione e mettano a punto un piano più forte. Questo shock, ha affermato il capo economista per l'Europa di S&P's, Jean-Michel Six, potrebbe essere innescato da «una grande difficoltà di una banca tedesca sui mercati, una possibilità concreta nel breve termine» e questo potrebbe far capire «che sono tutti sulla stessa barca». A spingere giù le Borse anche la terza sorella Usa del rating, Fitch, che ieri ha spiegato che nonostante alcuni elementi positivi, il vertice europeo «ha fatto poco per alleggerire la pressione sul debito sovrano dell'Eurozona» e una «soluzione complessiva» della crisi non è in vista. Insomma colpi di mortaio sull'Europa e sulla sua moneta per quello che potrebbe preannunciarsi come l'ultimo Natale per l'euro. L'Europa però non si lascia spaventare dai giudizi sui suoi rating. L'eventuale perdita della tripla A della Francia sarebbe «una difficoltà in più, ma non una cosa insormontabile», ha detto il presidente Nicolas Sarkozy che sta già preparando i francesi a un'ipotesi sempre più probabile dopo che, anche l'Ocse, ha ribadito le prospettive di un «deciso» rallentamento economico nell'Eurozona. Ieri intanto l'asta dei Bot italiani ha fatto il pieno. Ma i rendimenti sono saliti al 5,95%. E oggi entra in vigore il «Six pack», la nuova architettura anti-crisi che prevede sanzioni più dure per chi sfora i vincoli di bilancio.