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La Lega riparte da 600.

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Cosìil Carroccio, vestiti i panni di Robin Hood (come scrive ieri la Padania, ndr), si mette di traverso per tutelare le fasce più deboli dai provvedimenti di Mario Monti trasformato per l'occasione in un novello sceriffo di Nottingham. Tutto secondo copione e, come racconta la storia dell'eroe popolare inglese, il Carroccio lotterà perché si inizi a «"rubare" ai ricchi e non ai poveri». Una sorta di slogan al quale tutto il movimento nordista si sta attenendo tanto che, mentre il presidente della Commisione Bilancio della Camera, il leghista Giancarlo Giorgetti, annunciava che circa il 30% dei 1400 emendamenti non ha superato il vaglio dell'ammissibilità, il suo collega Roberto Cota, presidente della Regione Piemonte, calca la mano: «È una manovra che deprime il sistema produttivo ed è iniqua perché colpisce soprattutto i meno abbienti e le classi medie» per questo «la Lega ha presentato delle proposte alternative, perché si devono colpire quelli che hanno evaso». Evasori contro i quali i Lumbard hanno puntato il dito in molti dei loro emendamenti come in quello ormai noto come «patrimoniale antievasione» nel quale si ripropone un'idea di Roberto Calderoli che prevede, individuata una serie di beni mobili ed immobili di riferimento, di applicare un'imposizione oltre un certo livello. In altre parole chi ha già pagato le tasse non ne dovrà altre. Una norma che porterebbe nelle casse dello Stato da uno a 3/5 miliardi. Ma nel mirino della Lega sono cadute anche le banche (reintroduzione della legge sul massimo scoperto), le pensioni d'oro (introdurre un contributo di solidarietà per quelle oltre i 90mila euro), le auto di lusso («abbassare la soglia del superbollo a partire dai 150Kw) e la benzina togliendo le accise e andando a prendere il mancato introito da altri tagli ai ministeri. Eppure per ora tutti gli emendamenti del Carroccio rischiano di rimanere lettera morta dato che Monti, già venerdì, aveva anticipato che prenderà in considerazione solamente quelli presentati dalle forze politiche che gli votarono la fiducia. Presupposto che non è piaciuto ai Lumbard che ieri pomeriggio si sono dati appuntamento a davanti a Montecitorio con uno slogan chiaro: «Giù le mani da casa e pensioni». Protesta contestata da alcune persone che hanno accusato i nordisti di essere dei «buffoni» ma che non ha impedito loro di continuare a difendere la posizione. Compito che è toccato al deputato Massimo Polledri: «Con questa manovra abbiamo visto le lacrime. Ora si vedrà il sangue dei cittadini» sostenendo che «siamo una democrazia evidentemente sotto tutela» di Francia e Germania.

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