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Bagnasco: siamo pronti a discutere sull'Ici

Il presidente della Cei, monsignor Bagnasco

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«Se ci sono punti della legge da rivedere o da discutere, non ci sono pregiudiziali da parte nostra». Angelo Bagnasco, presidente della Cei, per la prima volta prende la parola ufficialmente sulla questione dell'esenzione Ici alla Chiesa cattolica. Non apre ad una revisione della legge: non sarebbe nelle sue competenze. Fa piuttosto sapere di non essere contrario ad un maggiore controllo sul pagamento dell'Ici, alla verifica di eventuali inadempienze, e a fornire chiarimenti anche in sede di giustizia. E ricorda, d'altra parte, la necessità di fare chiarezza, e per questo invita a leggere Avvenire, il quotidiano dei vescovi che «già da mesi ha fatto pagine molto dettagliate e documentate, che sta riproponendo, e questo è molto importante, perché a volte c'è un po' di disinformazione». È una campagna partita da lungo tempo, quella del quotidiano dei vescovi. Dalla pubblicazione intitolata «La vera questua» di Umberto Folena, e disponibile sul sito del quotidiano dei vescovi, insieme a tutti gli altri articoli scritti a riguardo, che rappresentava la risposta, punto per punto, al pamphlet «La questua» di Curzio Maltese. Una documentazione che vuole dimostrare come la Chiesa non paga l'Ici solamente nei casi dei luoghi di culto (privilegio che divide con i luoghi di culto delle altre confessioni religiose concordatarie), né per i luoghi - dice la legge - «destinati esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive». E come la Chiesa, non pagano l'Ici per questi motivi Onlus, Ong, Pro loco, patronati, enti pubblici territoriali, aziende sanitarie, istituti previdenziali, associazioni sportive dilettantistiche, partiti e sindacati. Un elenco dettagliato che compariva ieri sulle pagine di Avvenire. Elenco al quale si riferisce lo stesso cardinal Bagnasco. Il quale sottolinea: «Come è noto la legge prevede un particolare riconoscimento e considerazione del valore sociale delle attività degli enti no profit, tra cui la Chiesa cattolica, e quindi anche di quegli ambienti che vengono utilizzati per queste specifiche finalità di carattere sociale, culturale, educativo. Bisogna aggiungere che, laddove si verificasse qualche inadempienza, si auspica che ci sia l'accertamento e la conseguente sanzione, come è giusto per tutti. Per quanto riguarda eventuali punti della legge che avessero bisogno di qualche puntualizzazione o precisazione non ci sono pregiudiziali da parte nostra, per poter fare queste precisazioni nelle sedi opportune. La giustizia non ha tempo né luoghi, quindi va bene in qualunque momento. Se c'è qualche punto che deve essere precisato si precisi». È la sfida lanciata dal cardinal Bagnasco a quanti criticano l'esenzione dell'Ici. Ed è una sfida lanciata anche all'Europa, che a ottobre 2010 aveva avviato una procedura antitrust contro l'Italia per verificare se l'esenzione Ici e Ires potesse essere configurata come aiuti di Stato, a seguito della denuncia del radicale Maurizio Turco e del fiscalista Carlo Pontesilli (segretario di anticlericale.net). La procedura non è ancora conclusa. E non è la prima di questo genere. L'ex commissario alla concorrenza Neelie Kroes, aveva aperto un dossier sulla «situazione apparentemente discriminatoria» che riguardava il mancato versamento dell'imposta Ici e sull'Ires scontata dal 33 al 16,5% per tutti gli immobili di proprietà della Chiesa. Che non sia discriminatoria, lo stanno sottolineando a gran voce sia Avvenire che il Sir, l'agenzia stampa della Cei. Il Sir invita ad «attenersi ai fatti»: «La Chiesa Cattolica paga quello che c'è da pagare, paga quello che è previsto, come tutti, e non gode di nessun privilegio». E aggiunge due considerazioni: la prima è di «non buttarla in politica»; la seconda è un invito a «dare un segnale», con una «rendicontazione puntuale e scrupolosa sui soldi, ma anche di quelli che gli economisti chiamano "beni immateriali", che sono un patrimonio prezioso e che tutti siamo chiamati a salvaguardare e far crescere sempre di più».

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