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Addio alla pensione baby. Sistema contributivo per tutti

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Saràquesta la proposta che i questori di Camera e Senato presenteranno all'ufficio di presidenza congiunto di Montecitorio e Palazzo Madama convocato per il prossimo 14 dicembre da Gianfranco Fini e Renato Schifani. E certamente sarà anche il prevedibile esito finale della riunione. Questo intervento sui vitalizi però ha messo in moto un «effetto palla di neve»: se si comincia a intervenire - si dice in Parlamento - bisognerà mettere le mani su tutti i costi dei Palazzi della politica, dipendenti compresi. Per ora si comincia dai vitalizi dei deputati. Da ora in poi, infatti, per percepire il vitalizio gli onorevoli dovranno aver compiuto 60 anni. E si tratta di una vera e propria «rivoluzione copernicana» per il Parlamento visto che fino ad ora, qualche deputato, poteva andare in pensione addirittura a 50 anni. Al giro di vite sulle «onorevoli pensioni» si è giunti dopo l'incontro, a fine novembre, tra i presidenti delle Camere e il ministro del Welfare Elsa Fornero a pochi giorni dall'insediamento del governo Monti. Una sforbiciata alle pensioni di deputati e senatori era stata preannunciata già il 24 novembre quando il Senato, in linea con quanto aveva già deciso a luglio la Camera, aveva scelto di cambiare il sistema di calcolo degli assegni vitalizi, come vengono tecnicamente chiamate le pensioni maturate dai parlamentari, al termine del loro mandato. Era, quindi, solo questione di giorni l'abbandono del sistema retributivo per i senatori con più legislature alle spalle, «salvati» dalla riforma Dini del 1995, e l'adozione, anche per la «casta», del sistema di calcolo della pensione in base ai contributi effettivamente versati come avviene per la generalità dei lavoratori. Il nuovo sistema, secondo la proposta che sarà molto probabilmente approvata dall'ufficio di presidenza congiunto di mercoledì, opererà per intero per i deputati e i senatori che entreranno in Parlamento dopo il 1° gennaio 2012.

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