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Ora la locomotiva tedesca frena. Giù export e Pil

Il Cancelliere tedesco Angela Merkel

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Alle fine i nodi vengono al pettine. Anche in economia che, essendo scienza sociale, non si basa su formule precise ma su modelli che tentano di interpretare la realtà. Ebbene un cambio dell'euro troppo alto contro il dollaro significa perdere quote di mercato internazionali per le merci europee. Tra un bene espresso in dollari e uno omologo in euro, il secondo costa oggi il 30% in più. Chi compra lo fa anche comparando i prezzi e sceglie quello che costa meno. Dunque difendere un livello di cambio come un vessillo ideologico e non sulla base dell'aderenza ai fondamentali dell'economia può costare caro a chi pensa di essere inattaccabile, come i tedeschi. Testardi e autoreferenziali i teutonici non accettano la svalutazione come mezzo per rimettere in moto le macchine produttive d'Europa. Così alla fine si paga pegno. La locomotiva tedesca dà, infatti, inattesi ma assolutamente prevedibili segnali di rallentamento, con l'export e il Pil che frenano e la disoccupazione che cresce. L'export tedesco a ottobre ha subìto una frenata del 3,6%, in termini reali, rispetto al mese precedente. Cifra ben più elevata delle previsioni degli esperti, che stimavano una contrazione intorno all'1,3%. Calate anche le importazioni, in discesa dell'1% rispetto a settembre. Su base annuale, invece, sia export che import sono in aumento, rispettivamente del 3,8% e dell'8,6%. Sempre ieri, la Bundesbank ha emesso le sue nuove stime di crescita, rivedendole parzialmente al ribasso: per quest'anno, la previsione resta al 3%, ma per il 2012 scende dallo 0,75% allo 0,6%. Confermata, infine, la stima dell'1,8% per il 2013. Ma la disoccupazione è destinata a crescere, tornando a sfiorare i tre milioni di persone, pari al 7% dei lavoratori, contro i 2,6 milioni di quest'anno. E, a gettare benzina sul fuoco, il ministero dell'Economia ha detto di aspettarsi un «certo indebolimento» della crescita economica nel quarto trimestre, a causa di un andamento stentato della manifattura e delle costruzioni. Cifre migliori del previsto arrivano invece dalla Francia, sul fronte del debito pubblico e della produzione industriale. Secondo le cifre fornite dal ministero del Bilancio transalpino, il debito di Parigi a fine ottobre si è ridotto di oltre 33 miliardi di euro rispetto all'anno scorso, attestandosi a quota 99,4 miliardi contro gli oltre 133 del 2010. Cifre «in linea con l'obiettivo» fissato nell'ultima legge finanziaria, sottolinea Bercy in una nota. Dati migliori del previsto, infine, sulla produzione industriale d'Oltralpe, che a ottobre è però comunque rimasta ferma, dopo una contrazione del 2,1% a settembre. Un risultato coerente con le ultime stime della Banque de France, fornite ieri, secondo cui la crescita nel quarto trimestre sarà nulla, dopo il rimbalzo a sorpresa dello 0,4% nel terzo, trainato da una ripresa dei consumi delle famiglie. Il rallentamento delle due economie principali getta fra analisti il timore di una recessione sempre più vicina per l'area euro, proprio mentre i suoi leader incontrano difficoltà nella gestione del problema del debito sovrano.

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