Lunedì la Rai decide su Minzolini
Augusto Minzolini resta sulla graticola. Sarà un consiglio di amministrazione straordinario convocato per lunedì prossimo ad affrontare il caso del direttore del Tg1, rinviato a giudizio per peculato a causa delle spese non autorizzate effettuate con la carta di credito aziendale. Ad annunciare la convocazione è stato ieri il presidente Paolo Garimberti nella riunione del cda che aveva come obiettivo l'approvazione delle tre nomine rinviate la settimana scorsa, (che ha visto andare Carlo Nardello allo sviluppo strategico, Valerio Fiorespino alle risorse televisive e Giancarlo Biacca alla vicedirezione abbonamenti). La partita si annuncia molto complessa e si gioca più sul terreno politico che su quello della norma di legge. Il «caso Minzolini», infatti, a dispetto della nuova situazione politica, è riuscito a riaccendere lo scontro tra gli schieramenti. La situazione attuale vede il direttorissimo blindato dal Pdl, come prova l'incontro che ieri avrebbe avuto con Silvio Berlusconi. Il Cav sarebbe deciso a tentare la resistenza, non volendo lasciare alle toghe la possibilità di decidere le sorti della prima rete del servizio pubblico. «Vedremo cosa porterà il Direttore generale in Consiglio», afferma un consigliere di centrodestra. Come dire, nulla è ancora detto. Difficile ostacolare un accordo sulla successione, come anche che l'azienda adempia alla norma di legge sul trasferimento (la legge 97 del 27/3/2001 secondo la quale un dipendente pubblico siano trasferiti, se rinviati a giudizio per alcuni reati tra cui il peculato, ad incarico diverso con attribuzione di funzioni corrispondenti), anche se alcuni parlano di una corrispondenza da Washington o New York. Si potrebbe, però, favorire un interim da affidare a Fabrizio Ferragni, vice direttore anziano, o una direzione «a tempo» per Antonio Maccari in attesa di capire l'esito del processo e di un'eventuale causa per reintegro che Minzolini potrebbe avviare. Meno scontato, per il Pdl, sostenere già da ora la scelta di una direzione strutturale, di peso ed esterna, pescando tra nomi come Mario Orfeo o Marcello Sorgi. Da capire, a questo punto, quanto forte sarà la scelta del Dg: è Lorenza Lei a dover portare un nome in Consiglio. Da capire anche quanto pesante sia la partita per il presidente Garimberti, presumibilmente più propenso ad una soluzione di peso e definitiva. Una partita delicata, quindi, nella quale si guarda molto all'ex maggioranza e in particolare a chi, come Alessio Gorla, in passato ha dato qualche segno di distinguo, ad esempio uscendo dal Consiglio che poté così approvare la tutela legale per Report. Motivo per cui, se Lei optasse per un nome forte e scegliesse di forzare con l'ex maggioranza anche a rischio di un quattro a quattro con un consigliere di maggioranza a favore e il «doppio» peso del voto di Garimberti, potrebbe motivarla con ragioni di opportunità e di tutela dell'immagine dell'azienda.