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Il Pd vuol farla pagare alla Chiesa

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di pietro

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Una polemica ciclica, innestata questa volta dal ritorno dell'Ici sulla prima casa e alimentata dalle difficoltà finanziarie in cui si trova lo Stato. Per questo, principalmente dai partiti del centrosinistra, si è alzata la richiesta di assoggettare al pagamento dell'imposta comunale sugli immobili (che dal 2012 si chiamerà Imu) anche i beni della Chiesa che oggi sono esentati. Un tema sul quale martedì era già intervenuto il segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone ammettendo che si trattava di un problema particolare «da studiare e da approfondire». Ieri, però, in difesa della Chiesa sono intervenuti sia il quotidiano dei vescovi «Avvenire» sia «Famiglia Cristiana». Spiegando qual è la vera natura dell'esenzione di cui gode la Santa Sede. «Chi riaccende ciclicamente la campagna di mistificazione sull'Ici non pagata non lo fa per caso – scrive il direttore di «Avvenire» Marco Tarquinio – ma intende creare confusione e colpire e sfregiare la Chiesa e l'intero mondo del non profit». Nel suo articolo ricorda come siano esentate dall'imposta solo le attività di culto e quelle di assistenza sociale (e questo vale per tutte le confessioni religiose e le onlus) mentre le attività commerciali svolte da enti e realtà riconducibili alla Chiesa Cattolica sono già tenute a pagare l'Ici sugli immobili che le ospitano e tutte le altre imposte previste, esattamente come ogni attività commerciale. Allo stesso modo gli immobili di proprietà di enti religiosi dati in affitto sono assoggettati all'Ici e alle altre forme di tassazione come qualunque altro immobile dato in locazione. «Chi dice il contrario – è la conclusione – mente sapendo di mentire». Duro anche il commento del settimanale dei Paolini. «Se si vuole un esempio di provocazione laicista all'insegna dell'oscurantismo e della "disinformatia", allora si può prendere quella allestita contro l'esenzione dell'Ici, la tassa sugli immobili, da parte degli istituti ecclesiastici dediti alle attività religiose, culturali e assistenziali». La campagna, prosegue Famiglia Cristiana, «l'hanno messa in piedi i soliti radicali, seguiti a ruota da qualche politico socialista e qualche agit-prop di Rifondazione comunista, ampiamente seguiti dalla stampa laica e di sinistra. C'è anche un manipolo di opinionisti satirici che di fronte alle iniquità della Manovra anziché dirigere la propria penna acuminata sugli evasori fiscali, (il cardinale Bagnasco ha definito le cifre degli evasori "impressionanti"), preferiscono entrare a piedi uniti sulla Chiesa cattolica, in nome di presunti benefici e inesistenti privilegi da abolire». Ma la polemica investe soprattutto i partiti. Venti deputati Pd hanno presentato una mozione per impegnare il governo «ad attivare le necessarie procedure» affinché il 30% del gettito Ici arrivi dal patrimonio immobiliare del Vaticano. Staderini, presidente dei Radicali, fa un po' di conti citando stime dell'Associazione comuni italiani, che nel 2005 calcolava in più di 400 milioni di euro il mancato introito per queste esenzioni, cifra che oggi sfiora i 700 milioni alla luce della rivalutazione degli estimi. Nel mirino: pensionati e case per ferie per studenti e turisti. Critiche arrivano anche dal leader dell'Idv, Di Pietro, dal governatore del Lazio, Renata Polverini – «l'Ici è una tassa che deve ritornare per tutti» – dal senatore della Lega Stiffoni, che si rivolge al segretario di Stato vaticano Bertone e provocatoriamente chiede al porporato se il suo plauso alla manovra, pronunciato martedì, non derivi dal fatto che i provvedimenti non colpiscono i beni della Chiesa. Critiche trasversali,come trasversale è la difesa. Il leader dell'Udc Casini parla di «falsa polemica nata sul nulla che come tale va spenta». Sulla stessa linea le parlamentari del Terzo Polo Baio e Binetti («miti da sfatare una volta per tutte»). E Fioroni, leader dell'area popolare del Pd, ricorda che la Chiesa sui locali commerciali l'Ici la paga già e ogni altra azione equivarrebbe a «mettere in difficoltà le attività di opere di carità, assistenza e sostegno agli ultimi della società» che essa svolge. Una posizione simile a quella dell'ex sottosegretario Mantovano, del Pdl, secondo cui un'estensione dell'Ici significherebbe tassare chi aiuta i poveri. Anche Maria Stella Gelmini si schiera apertamente con la Santa Sede: «La manovra va approvata, certo. E se possibile, a saldi invariati, evitando di colpire le pensioni più basse e salvando la prima casa dalla mannaia dell'Ici. Chi pensa di estenderla per demagogia e spirito di rivalsa al patrimonio della Chiesa non ha capito che qui non si tratta di aggiungere, semmai di togliere e tagliare». Ma tra le voci fuori dal coro c'è quella di un parroco, don Paolo Farinella, sacerdote di San Torpete a Genova. Che spiega che la normativa sull'Ici andrebbe studiata meglio dal Vaticano. «Sì, pago l'Ici per gli appartamenti di pertinenza della parrocchia e come me tanti altri sacerdoti in tutta Italia – racconta – Il problema sono le strutture di istituti religiosi che fanno attività alberghiera, turismo. Per loro bisognerebbe cancellare dalla legge quel maledetto avverbio, "non esclusivamente", grazie al quale l'esenzione si applica alle attività di natura non esclusivamente commerciale. Serve una normativa precisa, bisogna essere drastici e le gerarchie ecclesiastiche dovrebbero esigere una norma trasparente».

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