Napoli, chiesto l'arresto di Cosentino
Nicola Cosentino, deputato del Pdl e coordinatore del partito in Campania, «è il referente politico nazionale del clan dei Casalesi». Questa la conclusione cui è giunta Egle Pilla, giudice per le indagini preliminari della procura di Napoli dopo aver esaminato le carte dell'inchiesta «Il principe e la (scheda) ballerina» condotta dai pm Antonio Ardituro, Francesco Curcio e Henry John Woodcock. Tra i 70 indagati (e ben 55 ordinanze di custodia cautelare, alcune delle quali destinate a politici ed esponenti del mondo delle banche nazionali) c'è anche il presidente della Provincia di Napoli (a sua volta parlamentare Pdl) Luigi Cesaro, accusato di aver fatto pressioni insieme a Cosentino su una filiale romana di Unicredit. L'indagine verte sull'ala "militare" del clan dei Casalesi, dei gruppi Schiavone e Bidognetti, ma nelle oltre 1000 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare del gip i reati considerati vanno dall'associazione a delinquere di stampo mafioso, al riciclaggio, alla corruzione al falso. Tutti aggravati dall'articolo 7, l'aver agito cioè per favorire la criminalità organizzata. Tre i filoni di inchiesta che si sono intrecciati nel tempo, il primo legato al «governo» del ciclo del calcestruzzo da parte dei Casalesi; un altro relativo al condizionamento da parte della camorra delle elezioni politiche e amministrative tra 2007 e 2010 a Casal di Principe; ed infine quello legato alla nascita annunciata e poi mai avvenuta del centro commerciale "Il Principe" a Villa Briano, nel quale, oltre a Cosentino, sono coinvolti 3 funzionari Unicredit. In carcere infatti sono finiti Andrea Pierpaolo Macciò, dell'area finanziamenti di Roma Tiburtina; Alfredo Protino, direttore responsabile area Centro Sud; e Cristofaro Zara responsabile della filiale Roma Tiburtina. Sono stati loro tre - dicono i pm - su pressioni di Cosentino, a concedere un' apertura di credito di 5,6 milioni euro all'imprenditore Di Caterino, titolare della società che avrebbe dovuto acquisire i terreni per la costruzione del centro commerciale, considerato organico al clan. I pm hanno individuato tre sistemi usati per manipolare il voto. Il più sofisticato, quello della «scheda (elettorale, ndr) ballerina», che dà il nome all'indagine. Da Napoli, immediata è partita con destinazione Montecitorio una nuova richiesta di autorizzazione all'arresto per Cosentino (con l'accusa di corruzione), accompagnata dall'ordinanza di custodia cautelare. L'istanza è arrivata sul tavolo del presidente della Giunta per le autorizzazioni di Montecitorio, Pierluigi Castagnetti, che ne avvierà l'esame martedì prossimo alle 11.30. Relatore del caso è stato nominato Maurizio Paniz, sempre del Pdl. La Giunta conta di concludere l'esame della richiesta entro il 21 dicembre, perché l'Aula possa poi pronunciarsi. Circa i tempi - a spiegarlo Gianfranco Fini - «l'unica prerogativa in capo al presidente della Camera è quella di derogare al principio dei trenta giorni, ma soltanto se tutti i gruppi parlamentari lo richiederanno. Altrimenti, entro trenta giorni, la decisione presa dalla giunta sarà votata dall'aula». Cosentino si dice tranquillo: «Sono del tutto sereno e consapevole che i fatti che mi sono stati contestati potranno essere chiariti nel corso di un interrogatorio che chiederò appena sarò in possesso della documentazione processuale - spiega - Capisco che gli inquirenti possano essere stati sviati dal pregiudizio che mi accompagna nel processo in corso presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere - aggiunge - ma si tratta di un processo che io stesso ho richiesto per dimostrare la mia totale estraneità ad accuse assurde ed infondate». Per il coordinatore della Campania, adesso però, sarà la Camera a decidere. Dati per scontati il «no» del Pdl e i «sì» di Pd e Idv, a fare la differenza saranno i voti di Lega e Terzo Polo. Quando si trattò di decidere per Alfonso Papa scelsero il carcere.