L'Ue a rischio E' il tramonto dell'Occidente
Gli Stati sono in declino? No. La società internazionale è in crisi? Sì. L’Eurozona rischia di frantumarsi? Sì. L’Euro nonostante la giovane età è già in mezzo al guado, non perché gli Stati nazionali si siano indeboliti, ma perché l’organizzazione che ne ha assicurato la nascita e crescita, l’Unione Europea, è in profondissima crisi. Comunque vada a finire il consiglio europeo, è chiaro che i trattati devono essere profondamente riscritti. L’Ue con queste regole è destinata ad affondare. La costruzione della sua moneta e il deficit di politica stanno facendo implodere un progetto che ha assicurato la pace nel Vecchio Continente e la prosperità per molti decenni. Oggi né la pace né il benessere sembrano duraturi. La contemporaneità è segnata dagli shock globali. Istituzioni pensate in un mondo bipolare (Stati Uniti-Unione Sovietica), mostrano la corda di fronte all’emergere di movimenti transnazionali e uno sviluppo della tecnologia che ha accelerato l’evoluzione e la rivoluzione. Nel bene e nel male. Pretendere di costruire una società europea senza procedere a robuste cessioni di sovranità da parte degli Stati-nazione, come la difesa, la tassazione, la legge penale, è semplicemente una fatica di Sisifo. Ogni volta devi riportare il masso in cima. La testimonianza più grande è quella dell’euro, introdotto dieci anni fa, doveva aprire un’era di progresso, ma la realtà dei fatti sta dimostrando che una moneta non solo non basta a tenere uniti i diversi, ma li conduce sul terreno della guerra economica. La giornata di ieri ha mostrato come la Banca centrale europea sia avvitata sulle sue regole: non serve a niente diminuire di 25 punti base i tassi se poi non dai nessuna certezza sul default dei Paesi con debito sovrano a rischio. Ancor meno serve chiedere alle banche la ricapitalizzazione forzata nel momento in cui le risorse servirebbero ad altro, cioè alla crescita, alla produzione di ricchezza, cioè allo scopo principale del capitalismo. Invece si adora il totem del contenimento dell’inflazione, costi quel che costi. Allargare l’Europa a ventisette Stati è stato un altro tragico errore. Ha moltiplicato le voci? Sì, ma anche il rumore. Non è più solo un problema di leadership, ma di inceppamento degli ingranaggi della politica e della diplomazia. Già qualche anno fa nel Forum di Davos era finito al primo posto in agenda il tema della governance e dei suoi limiti nel rispondere alle sfide di un mondo connesso e disconnesso nello stesso tempo. Non è stato fatto niente. E così dall’Onu passando per la Nato e finendo nell’Ue, noi assistiamo a una tragedia: il tramonto dell’Occidente.