Arrivano i sacrifici
Stangata carburanti
Il presidente del Consiglio Mauro Monti si sentiva in dovere di farlo. Sapeva che dopo aver presentato la sua manovra al Parlamento doveva raccontarla direttamente agli italiani. E così ecco che lo stile Monti, fatto di sobrietà e precisione, è entrato nelle case del Belpaese. Poco più di mezz'ora di intervista condotta da Bruno Vespa su Raiuno a Porta a Porta. Una scelta che lo stesso premier precisa essere stata presa «non per far piacere a lei (Vespa, ndr) ma come dovere di spiegazione di fronte ai cittadini». E se di spiegazioni si tratta ecco che il Professore torna a vestire i vecchi panni e a spiegare tutti i punti di forza della sua Manovra. Così, dopo aver assicurato di non essere assolutamente emozionato per la diretta tv e dopo aver domandato a Vespa, in un fuori onda, se avesse dovuto guardare la telecamera o lui, eccolo partire in quarta. Nessuna titubanza, qualche nota ironica e soprattutto la voglia di far arrivare nelle case degli italiani le motivazioni che lo hanno portato, assieme al suo governo, a varare un decreto di 21,4 miliardi al 2014 di cui 12 miliardi di entrate e 9,3 di spese: «Sono salito su un treno in corsa che stava per deragliare» è lo sfogo di Monti. «Capisco il disorientamento e il disagio ma gli italiani capiranno. Con questa operazione che è di rigore, di equità e di crescita, io ho chiesto agli italiani molti sacrifici, ma l'alternativa non era andare avanti come se niente fosse senza i molti sacrifici. Ma era il rischio, molto concreto, che lo Stato non potesse più pagare, che gli stipendi non potessero più essere pagati, che le pensioni non fossero più pagate. Non abbiamo da guardare molto lontano: la Grecia è la rappresentazione di che cosa sarebbe potuto accadere in Italia». Monti, sicuro della comprensione degli italiani, è ora consapevole di dover comunque fare i conti con i partiti. Un «equilibrismo» per conciliare la «richiesta di continuità che viene da metà del Parlamento e di discontinuità che viene dall'altra metà. Sulla continuità di Berlusconi c'è l'attuazione concreta e seria degli impegni che l'ex premier ha preso nei confronti dell'Europa. La discontinuità cerchiamo di metterla dando più accento al sociale e distribuendo meglio i carichi». Un «equilibrismo che però porta Monti a lanciare un chiaro messaggio ai partiti per quanto riguarda l'eventuale possibilità di emendare la Manovra: «Quando si parla di modifiche ed emendamenti, io dico che noi staremo in Parlamento con occhi e orecchie spalancate. Ma se la caratteristica di questa pesante operazione politica economica e sociale è costruire un carico bilanciato verso l'equità, io come presidente del Consiglio e anche come ministro dell'Economia, non posso soddisfarmi se dicono che è cambiato il contenuto purché saldo non cambi». In altre parole la decisione di mettere la fiducia sul testo non è ancora ufficializzata ma sembra quasi inevitabile vista la precisazione di Monti: «il Parlamento è sovrano, ma il tempo è poco e il margine di flessibilità pochissimo». Ma ecco in cosa consiste il messaggio agli italiani di Monti. La parte più difficile da affrontare è stata quella delle pensioni: «Capisco il disorientamento» di chi si vede allungata l'età di pensionamento, «ma sono sicuro che si capirà che l'Italia è un Paese squilibrato rispetto ad altri perché ha una spesa sociale squilibrata per eccesso verso pensioni, e per difetto verso l'assistenza. Il buonsenso ci chiede di cambiare i meccanismi perché siano più equi, e passare al contributivo per tutti è una riforma strutturale». E così si mette mano alle pensioni, ma non si tocca l'Irpef a patto che i partiti non alterino la «distribuzione dei carichi della manovra». E l'aumento delle accise sulla benzina? «Indispensabile anche per l'esigenza del trasporto pubblico locale». Ma ci sarà anche la tassazione «delle grandi liquidazioni dei dirigenti finora tassati con aliquota media (23%) e che invece verranno tassati con una aliquota del 46%» e accorgimenti sugli scudi fiscali come raccontato poco dopo sempre a Porta a Porta dal viceministro all'Economia Grilli: «I contribuenti che hanno riportato in patria capitali con lo scudo che non pagheranno l'ulteriore tassa dell'1,5% prevista dalla manovra perderanno l'anonimato». Una Manovra che non fa perdere il sorriso a Monti che quando Vespa gli sottolinea una perdita dei nove punti di popolarità rispetto al giorno dell'insediamento, ironizza: «Allora potevo fare di più...». Assist accolto poco dopo dal ministro Passera: «Siamo solo alla prima fase. Ora dobbiamo fare sviluppo e non penalizzare le aziende che assumono».