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Pdl spaccato, Berlusconi sta con Mario

L'ex premier Silvio Berlusconi (s) con il neo presidente del Consiglio Mario Monti (di spalle)

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La fotografia della giornata è il Pdl in aula mentre parla Mario Monti. Quando inizia il premier erano presenti 61 deputati del partito del Cavaliere e lo stesso Berlusconi era seduto tra gli scranni. Arriveranno al massimo a 73 (su 212 totali). Manca praticamente tutta la componente ex An a cominciare da Giorgia Meloni. Ignazio La Russa arriva in ritardo e tra i banchi si contano solo i due vicecapigruppo ex finiani Corsaro e Saltamartini, Laboccetta, Marsilio e Leo. Mentre quelli del Pd sono pieni e quelli del Terzo Polo sono completi, gli scranni dell'ex maggioranza sono quasi deserti. Marco Milanese siede solitario in una delle ultime file, gli altri sono tutti raggruppati in basso. Romani e la Gelmini si sistemano dietro i big. Verdini giungerà alla fine. Berlusconi arriva un po' a sorpresa scendendo dall'alto e non entrando come di consueto direttamente dal Transatlantico. Trova posto tra Cicchitto e Alfano, per tutto il tempo ascolta Monti senza applausi, senza sorrisi salvo quando il suo capogruppo cade in un piccolo lapsus chiamando il Pd con il nome di Pdl. L'ex presidente del Consiglio si rende conto che il suo partito è spaccato. Così quando esce da Montecitorio non ha una gran voglia di parlare. Prima di infilarsi in macchina si limita a battuta che pare un'invocazione: «Devono porre la fiducia altrimenti non credo che ci sia la possibilità di approvare la manovra». Poi indica la strada: «Ci saranno miglioramenti? Penso di sì le commissioni sono fatte anche per quello, vediamo cosa si potrà migliorare». Tuttavia, Berlusconi assicura: «Noi sosteniamo questo governo lealmente e continueremo a sostenerlo, lo faremo anche se ci saranno, dopo il lavoro delle commissioni, alcune cose della manovra su cui noi non avremo una opinione positiva». Nel Pdl sono tutti certi che l'Ici verrà rimodulata in maniera più soft almeno per chi ha la prima casa. Forse non basterà ma non farà cambiare idea a Berlusconi che continua a insistere sulla necessità di sostenere l'attuale governo. Il Pdl è in subbuglio, la base è in fermento. Anzi, è in corso una vera rivolta che viene raccontata al Cavaliere durante il vertice del Pdl a ora di pranzo: «Dobbiamo fare tutto quello che è in nostro potere. Faremo di tutto per provare a cambiare le cose - ribadisce - per far capire ai nostri elettori che non siamo disponibili ad accettare ogni decisione a scatola chiusa». Si studiano modifiche. Propone Ignazio La Russa: «Un esenzione per i primi 100 metri quadri di casa». Berlusconi guarda avanti. Spinge perché Monti faccia anche altre riforme che sono in sospeso. Quella del mercato del lavoro: flessibilità e licenziamenti. Il testo potrebbe essere pronto già prima di Natale. E dopo toccherà a quelle istituzionali a cominciare dal dimezzamento dei parlamentari. Dopo il Cavaliere pensa al voto. E ai suoi fedelissimi ha già detto di prepararsi per giugno. Prima che svolga il referendum elettorale.

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