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Fini e Schifani fanno sul serio: addio ai vitalizi

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Lariunione di mercoledì prossimo metterà la parola fine alle «baby pensioni» dei parlamentari: da ora in poi, infatti, per percepire il vitalizio gli onorevoli dovranno aver compiuto 60 anni. E si tratta di una vera e propria rivoluzione copernicana per il Parlamento visto che fino ad ora, qualche deputato, poteva andare in pensione addirittura a cinquant'anni. Al giro di vite sulle «onorevoli pensioni» si è giunti dopo l'incontro, a fine novembre, tra i presidenti delle Camere ed il ministro del Welfare Elsa Fornero a pochi giorni dall'insediamento del governo Monti. Una sforbiciata alle pensioni di deputati e senatori era stata preannunciata già il 24 novembre quando il Senato, in linea con quanto aveva già deciso a luglio la Camera, aveva scelto di cambiare il sistema di calcolo degli assegni vitalizi. Era, quindi, solo questione di giorni l'abbandono del sistema retributivo per i senatori con più legislature alle spalle, "salvati" dalla riforma Dini del 1995, e l'adozione, anche per la "casta", del sistema di calcolo della pensione in base ai contributi effettivamente versati . Il nuovo sistema, secondo la proposta approvata all'unanimità dai questori di Camera e Senato e su cui l'ultima parola tocca all'ufficio di presidenza di mercoledì, opererà per intero per i deputati e i senatori che entreranno in Parlamento dopo il 1 gennaio 2012 ( nella prossima legislatura), ed è "pro-rata" per quanti attualmente esercitano il mandato parlamentare. Fini e Schifani hanno anche deciso che sempre dal 1 gennaio 2012 per gli ex parlamentari sarà possibile percepire la pensione non prima dei 60 anni, per chi abbia esercitato il mandato per più di una legislatura, e non prima dei 65 anni, per chi abbia versato i contributi per una sola legislatura.

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