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Decreto "salva Italia". Senza Irpef e con le lacrime

Da sinistra il ministro del Welfare Fornero, il premier Monti e il ministro dello Sviluppo Passera

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Non ci sarà un aumento dell'aliquota Irpef e la decisione sarà demandata alle Regioni, nessun condono, torna l'Ici sulla prima casa, interventi sui costi della politica con la revisione dell'organizzazione delle Province, introduzione del metodo contributivo per tutti e blocco della perequazione per le pensioni oltre i 960 euro. Ma anche aumento dell'Iva di due punti. Sono questi i capisaldi della manovra da 30 miliardi di euro lordi che il presidente del Consiglio Mario Monti ha definito come il decreto salva Italia. Il premier ha parlato di misura equa, con i sacrifici che vengono distribuiti su tutte le classi sociali, con riduzione delle spese per 12-13 miliardi e con misure per la crescita. In una lunga conferenza stampa il premier ha sottolineato che non si poteva fare altrimenti, che «bisogna uscire da una crisi gravissima e che l'Italia rischia di macchiarsid ella responsabilità di fare andare in senso negativo l'Europa». Non solo. Monti richiama all'orgoglio nazionale sottolineando che si trattava di «far vedere che l'Italia è un grande Paese capace di risolvere i suoi problemi». Si tratta di un «mandato di corta durata e severo impegno». E a fronte di una manovra necessariamente dura, il Parlamento dovrà fare la sua parte. Monti ha insistito sul senso di responsabilità al quale le forze politiche saranno chiamate nel passaggio parlamentare del decreto. Prima di tutto equità. Monti ha annunciato che l'operazione trasparenza comincerà dal governo. «Ispireremo le nostre dichiarazioni patrimoniali, dichiarando per interi i nostri possedimenti anche in fondi d'investimento, azioni e obbligazioni», ha detto Monti. Via le giunte provinciali e riduzione del numero dei consiglieri regionali. Riduzione del numero dei membri delle 8 authority (da 50 a 28 membri). Sui tagli ai costi della politica «è ovvio che si deve fare di più ma è stato avviato un processo». Il premier ha poi precisato di aver rinunciato all'emolumento di presidente del Consiglio e di ministro dell'Economia. «Avrei potuto devolverlo a qualche ente benefico ma ho preferito non sottrarlo alle casse pubbliche» ha insistito. Per la parte fiscale non ci saranno misure puntive per le piccole imprese, «ma allargheremo la base imponibile - ha proseguito Monti - L'estensione dell'imposta bollo anche ai titoli e ad altri prodotti finanziari. E imposta dell'1,5% sui capitali rientrati con lo scudo fiscale». Poi la lotta all'evasione. Tracciabilità dei pagamenti oltre i mille euro. Il pacchetto più sostanzioso riguarda la previdenza. Il ministro del Lavoro Elsa Fornero parlando della necessità di bloccare l'adeguamento al costo della vita per le pensioni oltre il doppio dell'assegno minimo, si è commossa. Non riesce a finire la parola «sacrificio», piange, si porta il fazzoletto sugli occhi. Poi riprende a parlare. «La pensione si calcola per tutti con il metodo contributivo. Ogni euro versato da giovane capitalizza di più e se si va in pensione prima la pensione è più bassa» spiega. E ancora: «62 anni per la pensione delle donne, 66 per gli uomini. Non ci sono più finestre né le quote, anticipiamo così le misure previste dal precedente decreto correttivo». Ci sarà anche un lieve aumento di aliquota contributiva per gli artigiani, per i commercianti. Ma saranno estese le tutele sanitarie per le partite Iva, con i congedi sia per gli uomini e le donne. La convergenza invece tra uomini e donne per l'età di vecchiaia a 66 anni (che per gli uomini è prevista fin dal 2012) sarà raggiunta nel 2018. Le minime avranno la perequazione totale. Ma chi ha maturato entro il 31 dicembre i requisiti di età e di anzianità contributiva previsti dalla normativa vigente, prima della data di entrata in vigore della manovra, potrà accedere alla prestazione pensionistica con il vecchio sistema. L'equità, precisa la Fornero, è nel metodo contributivo, ovvero nell'aggancio della pensione ai contributi effettivamente versati. Ma ci saranno anche misure per lo sviluppo. «Intervento fiscale per favorire gli imprenditori che mettono capitale nelle loro aziende - dice il ministro per lo Sviluppo Economico, Corrado Passera - defiscalizzando l'impatto dell'Irap sugli utili delle aziende». E ancora: «Fondo di garanzia di 20-25 miliardi di credito per le piccole e medie imprese - ha aggiunto Passera - . Abbiamo rimesso in moto l'Ice (l'istituto per il commercio estero, ndr.)». Il titolare del dicastero per lo sviluppo economico (con delega anche all'infrastrutture, ai trasporti e all'energia) ha sottolineato l'inaugurazione di una serie di tavoli improntati alla produttività, con incontri con i sindacati e tesi anche a una riformulazione del mercato del lavoro. Inoltre maggiore concorrenza nei trasporti con la creazione di un'authority di settore, riducendo i controlli della macchina amministrativa. Tra le misure anti-crisi anche «liberalizzazioni per la vendita di farmaci (quelli di fascia C), per i trasporti e per gli orari degli esercizi commerciali».

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