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Berlusconi: Monti, ora le altre riforme

Silvio Berlusconi alla Camera dei deputati

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Persino uno come Mario Baccini, che non si può spacciare per un ultrà berlusconiano, confessa: «Silvio è ancora il dominus della politica italiana. Bisogna fare i conti con lui. Il primo che deve farli è Mario Monti». L'ex ministro Udc ha appena finito di partecipare all'ufficio di presidenza del Pdl quando si presenta raggiante in Transatlantico. E alla fine è la fotografia reale del principale partito del Parlamento. Spaccato, lacerato, con una larga fetta che ancora non ne vuole sapere di sostenere questo governo e la manovra appena varata. Ed è un pezzo trasversale, che riguarda soprattutto gli ex An ma anche buona parte degli ex Forza Italia (Crosetto torna a tuonare: «Nulla di positivo per la crescita»). Mentre il Cavaliere procede sparato, come se ci fosse un asse - e anche molto forte - con Mario Monti: non a caso lo stesso premier lo ha ringraziato in Aula e dagli studi di Porta a Porta. Un'intesa c'è anche con Corrado Passera, ministro dello Sviluppo (delega che contiene quella alle Comunicazioni), sino a qualche settimana fa alla guida di una delle banche che ha aiutato Fininvest a pagare i 500 milioni dovuti a De Benedetti. Berlusconi non pensa affatto di revocare la fiducia all'attuale esecutivo. Tutt'altro. Racconta piuttosto che ne sta traendo giovamento: «La fiducia nella mia persona è cresciuta di otto punti, una settimana fa erano quattro». Ricorda come nel 2006 «riuscimmo a recuperare in pochi mesi ben 13 punti». Poi rivela: «Giorni fa mi hanno fermato all'aeroporto di Roma e mi hanno urlato una frase non elegante ma simpatica: "Aridatece er puzzone!". Ecco, vedete. Ci fa bene». Il che non vuol dire che tutto ciò che c'è in questa manovra va bene. Anzi, proprio il fatto che sia stata mal accettata dagli elettori (i più odiati sono i provvedimenti su Ici e pensioni) alimenta il «si stava meglio quando si stava peggio». Nel frattempo l'ex premier prova a contenere il malcontento interno: «Questa non è la nostra manovra - spiega allo stato maggiore del suo partito - non è la manovra del Pdl, deve essere chiaro. Ma la votiamo solo per senso di responsabilità». Il Cavaliere mette in chiaro: «Il principale supporto del governo che deve dunque tenere conto di noi». Il riferimento è proprio alla imposta sugli immobili che potrebbe essere ritoccata magari prevedendo delle agevolazioni per le prime case e in particolare per quelle delle famiglie. Guarda avanti il leader del Pdl. Fa capire che è bene sostenere Monti non solo in questo passaggio ma anche in quelli successivi. Per esempio sulla prossima riforma che sarà quella del mercato del lavoro con una profonda riforma dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori. Insomma, un testo che vada in direzione di regole più aperte per assunzioni e licenziamenti. Dopo, il Pdl si aspetta che Monti metta mano alle riforme istituzionali con il dimezzamento dei parlamentari. Non a caso lo stesso attuale presidente del Consiglio ha parlato di «primo passo». E non è un caso che i prossimi due potrebbero essere due riforme che il Cavaliere non è riuscito a fare. Denis Verdini ammette: «Abbiamo sbagliato, dovevamo fare noi quella manovra». Infine Berlusconi apre sulla legge elettorale: «Serve subito un tavolo per lavorare ad eventuali modifiche» dice l'ex capo del governo. E affida ai capigruppo il compito di studiare il tema. Italo Bocchino, vicepresidente di Fli, apprezza. E anche questo è segno che il veto è davvero cambiato.

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