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Andrea Gagliarducci Nessun commento tecnico sulla manovra.

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Sperandoche dopo questa manovra si mettano in agenda i temi considerati centrali: famiglia, giovani, lavoro e crescita. Franco Miano, presidente dell'Azione Cattolica, parla tra una pausa e l'altra di un convegno sul dopo-Todi organizzato dall'Istituto Luigi Sturzo. Un percorso, quello iniziato a Todi, che «è ancora aperto», spiega lo stesso Miano. E questo nonostante al governo ci siano tre personalità che a Todi c'erano (Andrea Riccardi, Lorenzo Ornaghi, Corrado Passera) e che ministro della Sanità sia divenuto Renato Balduzzi, già presidente del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale, una delle "costole" dell'Azione Cattolica. E nonostante una presa di posizione netta sulla manovra sia arrivata da Giancarlo Bregantini, vescovo di Campobasso e presidente della Commissione Cei su problemi sociali, giustizia, pace e lavoro. Bregantini aveva detto chiaramente: «Si poteva fare di più sui redditi alti e sull'Irpef». Miano, invece, sceglie di non pronunciarsi. Nemmeno sulla questione dell'Irpef. D'altronde, spiega, «l'Azione Cattolica non è un sindacato, non ha un ufficio tecnico, non può nemmeno essere considerata la grande Confindustria della Chiesa». E in fondo, anche i vertici Cei, a parte la posizione di Bregantini, sono in fase di attesa. Una fase interlocutoria. In cui si sostiene il governo, in attesa di chiedere qualcosa dopo. «Noi - afferma Miano - ci sentiamo parte della vita di un Paese e non possiamo non condividere uno sforzo per contribuire al superamento della crisi e la fatica che questo comporta. Questa deve essere la premessa. Ci sentiamo impegnati a sostenere ogni sforzo per contribuire alla crescita di questo Paese al superamento delle difficoltà del nostro Paese. Questo è il nostro primo atteggiamento». Quindi, niente da ridire sulla manovra. «Capirà che non voglio fare alcun commento strettamente tecnico. Naturalmente, noi speriamo che si possa pensare che questi sacrifici, questo impegno che viene richiesto sia un impegno che possa portare alla fine verso il bene delle famiglie e dei giovani. Questo mi sento di dirlo: che l'auspicio fondamentale per noi è che ci possa essere una maggiore attenzione alla vita della famiglie dei giovani delle difficoltà». Sul sito dell'Azione Cattolica, l'ultimo articolo sullo speciale crisi è la nota di auguri al governo Monti. E prima ancora si chiedeva «una visione» alla squadra di governo. Nient'altro. E neanche Miano si sente di chiedere ufficialmente dei particolari provvedimenti. «Per ora - afferma - noi ci sentiamo impegnati a sostenere questo sforzo buono per la vita del nostro Paese. Noi vediamo la fatica, la avvertiamo, condividiamo questo sforzo. Lo sappiamo, si poteva fare tanto altro. E speriamo che si possano creare le condizioni per poter fare di più. Ma sappiamo anche che in certi momenti le situazioni non lo consentono. Io spero che una volta impostata questa base dura, che chiamerei di impegno, si possa ripartire da lì per la risalita del nostro paese». Sembra un ragionamento troppo interlocutorio, troppo diplomatico. «Non è questione di essere diplomatici. È questione essere concreti. Personalmente, io chiederei di fare al più presto la propria parte fino in fondo, mettendo subito a tema famiglia, giovani, lavoro, crescita. Uno accetta di passare in questo momento difficile per poi avere qualcosa di più. Per quanto riguarda i tempi, faccio fatica a definirli, non sono un tecnico».

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