Bossi apre il Parlamento della Padania: ora la secessione
La Lega riparte dalla secessione, ma senza il richiamo ai fucili della prima ora. Una secessione "morbida", consensuale sul modello della Cecoslovacchia. E la missione del cosiddetto Parlamento della Padania è proprio questa, l'indipendenza, come ha detto il neo presidente dell'organismo leghista, Roberto Calderoli, indicato dalla segreteria politica e eletto per acclamazione. "Perché - ha spiegato - meglio star bene separati, che star male rimanendo insieme". L'indipendenza, quindi, viene considerata ormai necessaria perché, ha sottolineato Umberto Bossi, "l'Italia ha perso, la Padania vincerà". L'Italia ha perso nella "guerra economica" alla fine della quale, ha proseguito il Senatur, "noi della Padania, da popolo vincitore, dobbiamo essere pronti per scrivere i trattati per l'Europa dei popoli. Adesso siamo pronti a partire. Dobbiamo scatenarci, la gente è stanca di essere oppressa". E poi arriva uno stop all'euro: Calderoli dice che "la gente si è sentita fregata dall'euro" e Bossi aggiunge: "che l'euro possa saltare è probabile perché il prossimo anno ci saranno le elezioni politiche in Germania e Francia, e Merkel e Sarkozy non possono dire agli elettori di pagare i debiti italiani e greci". E sull'ipotesi di una moneta a doppia velocità, non ha dubbi: "L'Europa ha previsto che la Padania starebbe con la Germania". Il Carroccio si prepara quindi alla battaglia per conquistare l'indipendenza della Padania. Il Senatùr insiste: "Noi - ha detto - dobbiamo fare la nostra parte, lottare, combattere, unirci per la Padania. Poi la storia farà la sua, ma noi avremo la coscienza di aver fatto tutto il possibile". E ora "è il momento giusto per fare i cambiamenti". Bossi cita Gianfranco Miglio e la sua idea di macro-regione europea, e mostra una cartina colorata dove le regioni del nord formano una macro-regione con l'Austria e parte della Germania. Secondo il leader della Lega, infatti, "la Padania la si deve mettere in rapporto ai lander tedeschi e all'Austria". Dal palco della fiera di Vicenza, parla poi Roberto Maroni, indicato poco prima da Calderoli come "ambasciatore a Roma" delle istanze padane che "farà il culo a Monti in Parlamento", quasi a far intendere che l'ex ministro dell'Interno possa diventare il nuovo capogruppo alla Camera. Maroni ha detto di essere preoccupato perché "convinto che dietro il governo Monti ci sia un progetto piu' ambizioso, una ristrutturazione della politica italiana. Stanno tornando fuori - ha sostenuto - democristianismi, centrismi, romanismi, tutte le cose di Palazzo che non vogliamo neanche considerare. Ma torna fuori anche il vizietto, com'era nella testa di Bettino Craxi, di farci fuori, con la riforma della legge elettorale". Maroni ha voluto ribadire a gran voce che "la Lega non è comprabile, non è in vendita per niente e per nessuno". Al cosiddetto Parlamento padano, che non si riuniva più da quattro anni, oggi c'erano i big, gli amministratori, i sindaci, i presidenti di provincia e i militanti, circa 3mila. Tutti in una sala rigorosamente off limit per giornalisti e fotografi che hanno seguito gli interventi dalla sala stampa. Giornalisti che Calderoli, nel corso del suo discorso, definisce senza giri di parole "stronzi che ragliano sperando che la Lega si possa dividere. Ma la Lega - ha rivendicato - è Umberto Bossi e Bossi è la Lega". Per il Senatùr, l'unico striscione presente con la scritta "Bossi, ti vogliamo bene". Gli slogan intonati dai militanti: "secessione", "Padania libera", "Bossi Bossi". L'assise si apre e si chiude tra le note del Va pensiero, che è di fatto considerato l'inno leghista. E verrà intonato anche da tutti i big sulla scalinata davanti alla villa palladiana "La Favorita", a Monticello di Fara nel vicentino, dove si sono trasferiti al termine dei lavori e dove da ora in poi avrà sede il Parlamento padano, che si riunirà una volta al mese. Vicepresidenti del parlamento padano, Flavio Tosi, Federico Bricolo e Roberto Castelli. Costituite nove commissioni, avranno il compito di tradurre le idee in proposte di legge. Tra le iniziative leghiste già annunciate, invece, una manifestazione di piazza il 15 gennaio a Milano e la raccolta delle firme per un referendum abrogativo della riforma delle pensioni. Luca Zaia, governatore del Veneto, rivendica il ruolo del Parlamento padano: "Non capisco perché l'officina di Prodi era qualcosa di elevato significato culturale, e invece il parlamento della Padania è qualcosa di folcloristico". Tenuti a debita distanza, fuori dalla fiera, protestano poche decine di persone del "No Dal Molin" che alla fine occupano il tetto di un palazzo e srotolano uno striscione con la scritta "No alla farsa padana, tornatene a Roma".