La Cgil cerca già un nuovo nemico
In ogni guerra c'è un momento di stasi tra una battaglia e l'altra. Quando un nemico è sconfitto e un altro si avvicina, minaccioso, alle porte. Così si festeggia la vittoria e si lanciano avvertimenti per spaventare chi arriverà. La Cgil si trova in questo delicato passaggio. Forse incapace di vivere senza l'odiato Cavaliere, ma già spaventata da un Mario Monti che, stando alle indiscrezioni, potrebbe addirittura essere peggio. Ecco allora che l'Assemblea Nazionale dei delegati e delegate del sindacato guidato da Susanna Camusso, convocata al Palalottomatica di Roma, diventa la perfetta fotografia di questo momento di sospensione. Il tema è quello del lavoro. Spalti pieni e, sul palco, 13 persone a raccontare la loro storia. Dal dipendente di Unicredit al poliziotto di Palermo, passando per il ricercatore di colore, la praticante legale di Pisa, il metalmeccanico, il giovane precario che lavora all'Inps. Tutti parlano delle difficoltà generate dalla crisi, di piccoli e grandi ingiustizie e di come tutto sia diventato inesorabilmente "precario". Non tutti lo evocano ma la colpa, ovviamente, è di Silvio Berlusconi. Dopotutto l'intervento introduttivo del segretario confederale Cgil Fulvio Fammoni lascia poco all'immaginazione. Si parte con «la cappa di propaganda del governo Berlusconi» che finalmente si è «diradata» e si continua con l'esecutivo che «fortunatamente se ne è andato». «Pensate che danni avrebbero potuto fare se avessero continuato per altri 18 mesi», sottolinea rivolgendosi alla platea plaudente. Certo, la situazione è talmente grave, l'eredità così pesante, che «non si riesce nemmeno ad apprezzare fino in fondo il fatto che non ci sono più». L'obiettivo quindi è chiaro: posto che il danno l'ha fatto il Cavaliere, è giunto ora il momento di ricostruire. Ed ecco che la parola più ripetuta diventa «discontinuità», accompagnata da «equità» e «crescita». Non è da meno Camusso che prende la parola a fine mattinata. Anche lei non rinuncia ad evocare il fantasma che aleggia all'interno del Palalottomatica. Lo fa usando la formula politicamente correttissima del «governo precedente». Ma la leader della Cgil ha ben presente che un altro nemico potrebbe arrivare. Ed è al «nuovo governo» che rivolge un appello quasi accorato: «Non ci rovini la festa che pensiamo di dover continuare a fare perché l'altro se ne è andato». In fondo non è un segreto che le indiscrezioni circolate in questi giorni sulla manovra che Mario Monti starebbe mettendo a punto non sono piaciute affatto alla sinistra sindacale. Camusso rilancia i suoi «numeri magici», paletti irrinunciabili su cui la Cgil è pronta a dare battaglia: articolo 18 e limite dei 40 anni di età per le pensioni di anzianità («perché è giusto che chi ha lavorato 40 anni si riposi»). Quindi chiede «equità» e «discontinuità». «Lavoratori e pensionati - spiega tra gli applausi - già da qualche anno fanno sacrifici e non accettano lezioni da nessuno». Per questo l'incontro di oggi tra governo e parti sociali potrebbe essere decisivo. La leader sindacale non ha gradito il metodo usato dal governo che ha convocato tutti a ridosso del Consiglio dei ministri che dovrebbe dare il via libera alla manovra. Il rischio, denuncia, è che il confronto necessario sulle misure, venga sostituito da semplici «comunicazioni». Ma la Cgil ci sarà e si aspetta «una serie di risposte che diano un segno positivo del cambiamento». L'elenco di cosa servirebbe è presto fatto: un'imposta sulle grandi ricchezze perché è ora che «chi ha di più paghi di più e chi non ha mai pagato paghi»; una vera lotta all'evasione; un piano di infrastrutture per il Mezzogiorno; un piano energetico nazionale; l'emersione del lavoro nero; il contrasto alla precarietà. Camusso ce l'ha anche con l'Europa che la deve smettere di dare i «compiti a casa» che «violano le democrazie e impoveriscono i Paesi», senza mai fare «compiti in classe». È ora che l'Unione sia veramente tale. Per questo chiede: una difesa comunitaria del sistema di welfare, Eurobond e una tassazione sulle transazioni finanziarie. Il suo pensiero, però, torna presto all'incontro di oggi a Palazzo Chigi. Per ora le indiscrezioni circolate sono «indigeribili», ma si tratta appunto di indiscrezioni. «Siamo pronti a sostenere le scelte giuste - avverte la leader del sindacato di Corso Italia - ma anche determinati a contrastare quelle che riteniamo sbagliate». Monti è avvertito. In sala sventolano le bandiere e parte la musica di Bella Ciao cantata dai Modena City Ramblers, perché «un invasore» se n'è andato, ma un altro potrebbe presto arrivare. E il sindacato che non si è «rassegnato per tre anni», non ha intenzione di mollare ora.