Cicchitto: cautela su Ici e tracciabilità
Dice addio agli ultimatum al governo Monti anche se non rinuncia a chiedere «clemenza» su Ici e tracciabilità. Il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, ribadisce la necessità del passo indietro di Berlusconi ma non rinuncia a tirare in ballo Fini e Tremonti. Onorevole Cicchitto, questa mattina, insieme con Alfano e Gasparri, vedrà il premier Monti. Ovviamente parlerete delle misure per risanare il Paese. È preoccupato delle possibili ripercussioni che le decisioni del governo avranno sugli italiani? «Certo, ma sono innanzitutto preoccupato delle conseguenze che una crisi devastante dell'Euro potrebbe avere sui risparmi e sull'attività lavorativa degli italiani. Ancora non conosciamo i provvedimenti che verranno presi. Il mio auspicio è che gli inevitabili sacrifici vengano ripartiti in modo equilibrato». Il segretario del Pdl Alfano ha ribadito che non avete messo paletti a Monti. Ma ci sono delle misure che non sareste disposti ad accettare? «Nessuna forza politica in queste condizioni può portare avanti una linea fondata su ultimatum. Sull'Ici sulla prima casa abbiamo avanzato le nostre riserve. Anche a proposito della tracciabilità abbiamo detto che non si può realizzare un surrettizio cambio della moneta qualora andassimo sotto i 500 euro, per cui, a nostro avviso, la soglia va collocata più in basso della cifra attuale, ma più in alto dei 500 euro». Dopo le parole di Sarkozy sul rischio che l'Europa sia spazzata via, non crede che il direttorio a due (Francia e Germania) rischi di mettere all'angolo, ancora di più, l'Italia? «L'espressione usata da Sarkozy, da lei richiamata, ci sembra una frase irresponsabile. Siamo di fronte ad una situazione assai seria, perché è evidente che il direttorio a due costituisce una forzatura che può provocare altri danni». Dopo Berlusconi lo spread è ancora alto e i mercati piuttosto fragili. Con il senno di poi non si fa politica, ma crede che Berlusconi avrebbe potuto evitare il passo indietro? «No, Berlusconi non poteva evitarlo, perché contro di lui era stato messo in piedi un meccanismo mediatico ed economico-finanziario di carattere non solo interno ma internazionale per cui gli sarebbe stata messa in conto tutta la crisi europea. Aggiungo anche che oramai alla Camera i numeri erano ballerini per cui sarebbero stati possibili anche dei voti negativi, seguiti inevitabilmente da elezioni anticipate, il tutto avendo sullo sfondo la crisi gravissima dell'Euro. Berlusconi sarebbe diventato il capro espiatorio. Certo la realtà economica ha coperto di ridicolo coloro (da Enrico Letta a Rocco Buttiglione) che avevano vaticinato che il costo di Berlusconi sul terreno degli spread andava da 200 a 300 punti in più: invece quota 500 è rimasta fissa per molti giorni». Cosa chiede al Pd, all'Idv e al terzo polo che come voi sostengono il governo Monti? «Al Pd e al terzo polo chiediamo lo stesso senso di responsabilità che abbiamo noi e la comune consapevolezza che l'estrema gravità della situazione non dà spazio al settarismo e alla demagogia. Poi è evidente che per ogni forza politica verrà l'ora della verità». I costi della politica. È vero che alcuni parlamentari sarebbero pronti a dimettersi pur di non rinunciare a poche centinaia di euro di vitalizio. Una leggenda metropolitana o i politici hanno perso il senso della realtà? «Nessuno ha perso il senso della realtà. Non ci sfugge che è ben diversa la situazione del passato quando la cosiddetta politica distribuiva risorse alle varie forze sociali, e quindi c'era indulgenza nei suoi confronti. Adesso che i governi, e i partiti, tagliano le spese e le risorse anche essi devono sottoporsi alla stessa procedura. Detto questo, vanno fatte due precisazioni. La nozione di "casta" messa in giro da Stella e Rizzo, è molto parziale, perché essa riguarda e demonizza solo la classe politica mentre esclude, per indulgenza e subalternità, i grandi manager di banche, di imprese, di società di rating e quant'altri che hanno stipendi e privilegi incomparabilmente superiori ai parlamentari e che sono fra i principali responsabili dei titoli tossici e di molte altre cose negative che girano per il mondo». Crede che la questione delle Commissioni che la Lega, ora all'opposizione, rivendica, si chiuderà senza "feriti"? «Spero proprio di sì, anche perché la nostra posizione è quella di lasciare le cose come stanno, cioè con quattro importanti commissioni parlamentari fra cui quella del bilancio con un presidente leghista». Onorevole Cicchitto, cosa hanno sbagliato il Pdl o Berlusconi in questi tre anni? «La riflessione sulle cose fatte bene e sugli errori è appena all'inizio e va sviluppata in modo sereno e approfondito. A monte di tutto, però, c'è stata la rottura di Fini e anche una parte della linea di politica economica e della gestione del potere esercitato da Tremonti. Da qui bisogna partire, a mio avviso, discutendo di tutto in modo libero. Poi, però, è fondamentale la tenuta e l'iniziativa politica del Pdl nel futuro».