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La politica dall'Apparire all'Essere

Palazzo Chigi

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La domanda di Amleto era: «Essere o non Essere». La domanda dei partiti politici italiani è la seguente: «Apparire o Essere». Durante la lunga era del Cavaliere la scelta è stata facile: i partiti hanno giocato ad apparire. Berlusconiani, quelli del centrodestra, antiberlusconiani, quelli del centrosinistra. Pro Silvio e contro Silvio. Nessuna mezza misura, nessuna sfumatura, nessun programma vero per essere alternativi gli uni agli altri. Tutti gli esperimenti di governo fuori dal berlusconismo hanno fallito e tutti i tentativi dei moderati di proporsi al di là di Berlusconi sono crollati. L'apparire dunque è stato un incredibile alibi per non fare nulla, per non riempire il vuoto di idee conseguente da un lato dalla fine di due partiti carichi di storia riformista come la Dc e il Psi, dall'altro per la scomparsa di un'ideologia potente come il comunismo. Il governo Monti, puta caso, apre un'altra stagione: quella dell'essere. Dopo quasi 18 anni di Cavaliere nero, improvvisamente dal loden di Monti si va al poco o nulla dei partiti. Se passiamo in rassegna il dibattito politico di questi giorni, non possiamo fare a meno di notare la totale irrilevanza rispetto alle sfide che ci propone la contemporaneità. Nonostante l'importanza della comunicazione e la potenza delle figure carismatiche, le idee sono tornate ad essere l'ingrediente necessario per cucinare quella cosa che si chiama politica. Mentre Monti va in Europa, recupera il filo perduto di un'agenda continentale, cerca come meglio può di tessere una trama interna ed estera molto difficile, i partiti italiani appaiono di un anacronismo senza confini. La Lega sembra la Cgil, Roberto Maroni - politico di cui ho stima - insegue il riposizionamento leghista comprensibile sul piano dei voti futuri ma contraddittorio rispetto alle fondamenta del movimento leghista. Il Pdl, movimento che ha radici nel riformismo liberale, a sua volta insegue oggi quello che non è riuscito a fare ieri con Tremonti: non alzare la pressione fiscale. Il governo Berlusconi direttamente e indirettamente ha aumentato le tasse. Oggi dice no alla patrimoniale, storce il naso alla tassazione degli immobili ma dimentica di dire che il bilancio è una sua eredità. Il Partito Democratico vive un altro rovesciamento della realtà: vorrebbe applicare la ricetta di Monti, ma è diviso e in perenne seduta di autocoscienza tra capitale e critica sociale. Un ircocervo post ideologico che mal si concilia con il pragmatismo imposto dall'Europa che hanno sempre venerato quando erano all'opposizione. E allora torniamo alla domanda iniziale: non si può più apparire, gli slogan sono datati, le battute finiscono immediatamente nella polvere, i partiti saranno costretti, loro malgrado, presto, ad Essere.  

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