Draghi annuncia all'Ue: euro, giorni cruciali
La salvezza o la definitiva esplosione dell'euro è questione ormai di giorni. A confermare che il tempo a disposizione è veramente agli sgoccioli sono stati ieri due banchieri centrali. Dunque a dispetto delle chiacchere della politica, che da mesi si scontra e si blocca vicendevolmente con il gioco dei veti incrociati, la questione della sopravvivenza della moneta unica è da prendere in seria considerazione. Nella mattinata di ieri ha cominciato il presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, che nel discorso all'Europarlamento è stato chiarissimo: «L'Unione Europea può pure modificare i suoi trattati ma quello che serve in questi giorni cruciali è una risposta veloce e immediata ai mercati per restituire credibilità all'euro attraverso un accordo fatto di regole e impegni degli stati su bilancio e debito comuni, in pratica una vera integrazione senza passare quindi per le complesse procedure di ratifica». Questo potrebbe consentire alla Bce di avere un ruolo più attivo sempre però nell'ambito delle sue attribuzioni. La deadline, l'ultima occasione per attuare queste politiche è il vertice europeo del 9 dicembre. Dopo sarà un'impresa impossibile recuperare perché nel frattempo l'economia mostra segnali rallentamento, la stretta del credito (i cui canali si sono inceppati) morde soprattutto le Pmi e le banche soffrono per lo stress delle obbligazioni sovrane. Un cocktail terribile contro il quale i nuovi governi saliti al potere nelle ultime settimane nei paesi più fragili «non hanno ancora prodotto molti risultati per far fronte alla perdurante fragilità dei mercati finanziari» ha spiegato Draghi. Il presidente che in genere, a dispetto dei politici, ha sempre misurato le parole nel comunicare ai mercati finanziari, ha ingenerato non pochi timori sulla possibilità concreta di un «eurocrac» senza interventi sulla governance economica dell'Europa. Un paura che è già una ragionevole certezza per la Banca centrale d'Inghilterra che si sta preparando a un default dell'euro in un clima economico «eccezionalmente minaccioso» per le banche del Regno. Le autorità finanziarie britanniche stanno predisponendo «piani di emergenza» di fronte alla possibilità di un default o di una rottura dell'eurozona, ha detto il governatore Sir Mervyn King senza d'altra parte precisare di che piani si tratti. «Nessuno di noi sa veramente» quale sarà lo sviluppo della crisi, ha detto King: «Non ha senso dire che c'è un singolo evento specifico da cui ci dobbiamo difendere». Parlando con i giornalisti ai margini di una conferenza stampa Sir Mervyn ha detto di esser stato lui l'iniziatore delle azioni coordinate tra Fed, Banca del Giappone, Bce e istituto centrale svizzero per attenuare le tensioni sui mercati finanziari. Questo anche perché l'attuale clima è «eccezionalmente minaccioso» per le banche britanniche (le preoccupazioni vengono dall'esposizione dei maggiori istituti finanziari soprattutto verso la Spagna e l'Irlanda) a cui il capo della BoE ha chiesto di rafforzare le riserve di capitale tagliando dividendi e bonus ma non l'accesso al credito per le imprese. Sir Marvyn ha insistito che le banche britanniche sono meglio capitalizzate delle consorelle europee «ma è ragionevole e desiderabile costruire resistenze di fronte alle minacce alla stabilità del Regno Unito». King ha messo in guardia da una «erosione di fiducia» ai danni delle attività economiche che crea «una spirale tipica di una crisi sistemica». Il monito della Bank of England coincide con le preoccupazioni che ieri il primo ministro David Cameron è tornato a esprimere sull'impatto della crisi di Eurolandia oltre la Manica. «Se l'euro va in pezzi vedrete un forte declino del Pil in tutti i paesi europei, Gran Bretagna compresa», ha detto il primo ministro che oggi a Parigi avrà un incontro con il presidente francese Nicolas Sarkozy per preparare le prossime scadenze europee. A rafforzare il pessimismo che aleggia nell'Eurozona ci si è messo ieri anche il Fondo Monetario che ha spiegato che «la ripresa economica mondiale rallenta e che il Fmi si prepara a rivedere al ribasso le stime di crescita». Sull'economia pesa la crisi europea, nella quale il Fmi è coinvolto per aiutare la Grecia: lunedì si riunirà il board dell'istituto per lo stanziamento della sesta tranche di aiuti alla Grecia e invierà i propri ispettori ad Atene il 12 dicembre. Nessun contatto - ha ribadito Washington - invece con l'Italia, per la quale non è stata neanche fissata una data per l'arrivo degli ispettori. Il Fmi, secondo indiscrezioni, potrebbe essere coinvolto in eventuali aiuti all'Italia ma le sue risorse sono limitate. Il G20 si è impegnato a Cannes ad aumentarle nel prossimo appuntamento in programma a febbraio. I fondi dell'istituto possono essere aumentati anche da prestiti dalle banche centrali, inclusa la Bce. «È legalmente possibile che le banche centrali, la Bce inclusa, possano elargire prestiti al Fondo. Non c'è comunque alcuna discussione al riguardo».