De Benedetti tifa patrimoniale E prepara un’altra causa anti-Cav
«La ricreazione è finita», Carlo De Benedetti continua a ripeterlo. La crisi finanziaria che stiamo vivendo è molto grave, ma quel che preoccupa di più l'ingegnere «è quello che verrà dopo, la crisi economica, sociale e politica» che rischia di travolgere il nostro Paese. Che fare, allora? L'imprenditore ha le idee chiare. Per affrontare la crisi e dare impulso alla crescita serve una «patrimoniale alla svizzera». «Da circa 2 anni - spiega intervistato a Otto e mezzo su La7 da Lilli Gruber - sono convinto che occorre un'imposta patrimoniale soft. Da introdurre su tutto il patrimonio con un'aliquota bassa, sotto l'1%». In Svizzera - aggiunge - «c'è da molti anni anni, va a favore dei Cantoni e non si può certo dire che sia un Paese percorso da pericolose orde di comunisti. La Svizzera non è la culla del socialismo reale». Il nodo da affrontare rimane comunque quello della crescita: «Una patrimoniale da applicare sopra un milione non serve a punire i ricchi, che sarebbe una scelta leninista, ma per ridurre le imposte sul lavoro. Quando si parla di crescita si parla di chi lavora e di chi intraprende. Bisogna prendere da chi ha di più in favore di chi lavora, altrimenti la crescita è un mantra ideologico», spiega l'ingegnere che teme una «deriva nazional-popolare» sostenuta da chi già manifesta «una certa nostalgia della lira». Il nostro futuro è nell'Europa e nell'euro - aggiunge - «e speriamo che lo capisca anche la Merkel: abbiamo bisogno di una Germanie europea e non di un'Europa tedesca». De Benedetti ha fiducia nel governo Monti. All'ingegnere non vanno giu le misure di austerità («Sono sbagliate perché abbiamo un tale livello di sprechi e di evasione che bisogna cominciare da lì») ma si dice «assolutamente sicuro del fatto che il nuovo presidente del Consiglio si stia muovendo nella giusta direzione». Le domande sul «vecchio presidente del Consiglio» arrivano subito dopo. Il presidente del gruppo l'Espresso-Repubblica non si nasconde: le dimissioni di Silvio Berlusconi sono state per lui «un grande sollievo». Il Paese ha smesso «di andare dietro al pifferaio di Hamelin. Berlusconi ha realizzato il '68 - spiega con un pizzico di ironia - Ha portato l'immaginazione al potere, convincendo gli italiani ad andare dietro ai sogni, perdendo di vista la realtà». Alla Gruber che gli chiede conto delle sue prossime mosse da «avversario» di Berlusconi, lui senza scomporsi risponde: «Io non sono un avversario di Berlusconi. Lui è sul ring della politica, io no, quindi non sono un competitor. Io semmai sono un fiero e convinto oppositore di Berlusconi, e lo sono da sempre, non come molti miei colleghi imprenditori che hanno cambiato idea adesso». Il riferimento, ad esempio, è a Emma Marcegaglia «che ha affittato a un prezzo risibile le attrezzature per il vertice della Maddalena che poi non si è più fatto». Da «oppositore», però, a una prossima mossa contro il Cav ha già pensato: dopo il risarcimento di 540 milioni di euro pagato da Fininvest al gruppo di Cir per il Lodo Mondadori ora l'azienda di Berlusconi «dovrà affrontare un altro processo», questa volta per danni non patrimoniali, ma di immagine «perché la mia vita di imprenditore da allora è cambiata». Si tratterà «di una cifra importante. Lo stiamo preparando. Lo presenteremo tra qualche giorno - aggiunge - quei soldi sono un risarcimento parziale per il danno subito con la corruzione di un giudice con cui ci hanno estirpato un'azienda nostra». Una volta fatto fuori il Cav, vale tutto. Il conflitto d'interessi del governo Monti? «Mi sembra ridicolo parlare di conflitto di interessi adesso. Nell'esecutivo precedente ne abbiamo avuta una tale dose che siamo immunizzati», è la pacata risposta dell'ingegnere. Quanto al suo futuro da imprenditore, De Benedetti guarda con interesse a La7: «Secondo me è proprio una bella Tv, la più interessante, ma il mio amico Bernabè non ha nessuna intenzione di venderla».