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Stretta sui parlamentari, vitalizio con il sistema contributivo

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Una«rivoluzione» decisa dai due presidenti di Camera e Senato che ieri hanno partecipato ad una riunione con i questori delle due aule e con il nuovo ministro per le politiche sociali e del Lavoro Elsa Fornero. «In forza di tale modifica dal 1 gennaio 2012 – spiega la nota congiunta – sarà introdotto il sistema di calcolo contributivo, in analogia con quanto previsto per la generalità dei lavoratori. Tale sistema opererà per intero per i deputati e i senatori che entreranno in Parlamento dopo tale data e pro rata per quanti attualmente esercitano il mandato parlamentare». «Dal 1 gennaio 2012 – si legge ancora – per i parlamentari cessati dal mandato sarà possibile percepire il trattamento di quiescenza non prima del compimento dei 60 anni di età per chi abbia esercitato il mandato per più di una intera legislatura e al compimento dei 65 anni di età per chi abbia versato i contributi per una sola intera legislatura». In questo modo sono circa duecento i deputati che dovranno aspettare il compimento dei 65 anni per avere diritto alla pensione. Tra questi, riferiscono fonti della Camera, anche l'ex presidente di Montecitorio Irene Pivetti, che avrebbe potuto andare in pensione al compimento dei 50 anni, il 4 aprile 2013. La decisione dei presidenti delle Camere dovrà essere ratificata dagli uffici di presidenza, ma le presidenze di Camera e Senato non si aspettano sorprese. L'unica voce critica è quella del parlamentare dell'Idv Antonio Borghesi: «In base alle prime indicazioni emerse sembra che la riforma del sistema previdenziale per deputati e senatori lasci intatta l'erogazione per gli ex e per gli attuali parlamentari». «Erogazione che, di fatto – conclude – continuerà a pesare per altri 20 anni sulle spalle dei cittadini e che costerà non meno di duecento milioni di euro all'anno. Bisognava avere più coraggio e intervenire anche sul passato. Richiamare diritti acquisiti, che non esistono per gli altri lavoratori, appare quanto mai inadeguato. Si tratta dunque, ancora una volta, di un interventicchio».

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