Manovra da 20 miliardi, Ici e pensioni
Servirebbe una manovra da 20-25 miliardi e non da 13-15 come era stato previsto nei giorni scorsi, per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013. Sarebbe questa la cifra su cui stanno lavorando i tecnici del ministero dell'Economia. A rendere più dura la correzione è il peggioramento dello scenario economico che indicano per il 2012 un calo del Pil dello 0,5%. E della manovra il premier Mario Monti ha parlato ieri a Bruxelles con il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, e il ministro francese François Baroin, prima della riunione dei ministri finanziari dell'Eurozona. Poi c'è stato un lungo confronto con il ministro tedesco Wolfgang Schauble e con il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi. L'Italia, con la Grecia e il rafforzamento del fondo salvastati erano i punti all'ordine del giorno della riunione. Il Cancelliere Angela Merkel ha ribadito il no secco agli Eurobond e alla trasformazione della Bce in prestatore in ultima istanza. In una veloce conferenza stampa al fianco al re di Giordania a Berlino, ha ripetuto la sua linea: chi investe in Europa ha bisogno di sapere che l'Europa è seria. Servono regole più severe, e la modifica dei trattati. Nella notte è il presidente dell'Eurogruppo Jean Claude Juncker a rivelare che un accordo per aumentare le risorse del Fmi per i prestiti bilaterali è stato raggiunto, con un sistema di garanzie che copre tra il 20 e il 30% dei bond dei Paesi a rischio. Il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble ha annunciato che nelle prossime settimane Italia e Spagna avranno bisogno di un rifinanziamento straordinariamente alto. Monti ha ostentato freddezza. Ha lasciato intendere che terrà conto dei suggerimenti contenuti nel rapporto della Commissione europea sull'Italia nel quale si chiedono interventi sulle pensioni, sull'articolo 18 e sulla tassazione degli immobili. E anche ha anche assicurato che gli impegni saranno rispettati e che le linee «di una complessa politica economico-sociale saranno presentante nei prossimi giorni». Il pacchetto (forse il primo di due) arriverà lunedì prossimo 5 dicembre per l'esame del Consiglio dei ministri. Poi un esame lampo in Parlamento dove la manovra arriverebbe di fatto blindata e la conversione in legge. Gli interventi più duri riguarderanno le pensioni. Queste le ipotesi su cui si sta ragionando. Blocco totale del recupero dell'inflazione per le pensioni per il 2012 (vale 5-6 miliardi). Un blocco totale della perequazione era stato deciso dal Governo Amato nel 1992. Aumento di due punti delle aliquote per i lavoratori autonomi (ora al 20-21% molto inferiore rispetto al 33% dei dipendenti). Poi aumento dell'età per le pensioni di anzianità oltre i 40 anni, un anticipo delle misure previste per portare l'età delle donne a 65 anni (ora prevista al 2026 che invece sarebbe al regime nel 2020). Possibili anche interventi più strutturali come il passaggio al contributivo pro-rata per tutti. Questa è una misura sulla quale ha insistito più volte il ministro del Welfare Elsa Fornero. Per quanto riguarda la delega fiscale il percorso è tracciato: entro fine gennaio 2012 dovrebbe esserci l'approvazione della delega. In ogni caso se non si metterà mano alla revisione e al taglio delle agevolazioni fiscali entro il 30 settembre 2012, scatterà automaticamente il taglio lineare per 4 miliardi di euro il prossimo anno di 16 miliardi nel 2013. Ma il tavolo presieduto da Vieri Ceriani, ora sottosegretario all'Economia, ha già ben evidenziato che esistono sconti più importanti, che quindi è più difficile tagliare, e sconti che valgono per pochi intimi o per pochi spiccioli ciascuno. Nel menu anche interventi di contrasto all'evasione a partire dalla stretta sull'utilizzo del contante attraverso un abbassamento della soglia di tracciabilità a 300-500 euro. Ampiamente note anche le altre misure allo studio: Ici sulla prima casa con una rivalutazione delle rendite catastali che dovrebbe attestarsi al 15% del valore di mercato, patrimoniale ma limitata ai redditi alti, aumento dell'Iva con un ritocco dell'aliquota ordinaria oggi al 21% e di quella agevolata al 10% che potrebbe garantire tra i 6 e gli 8 miliardi. Ma anche liberalizzazioni, privatizzazioni (5 miliardi l'anno) e misure di equità e crescita.