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La Lega boicotta il decreto su Roma

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Eil quoditiano La Padania non usa mezzi termini per affrontare la scottante questione. «Illegittimo», «irricevibile», «un trucco», «un sopruso» sono gli apprezzamenti più usati per descrivere una testo che ai Lumbard è proprio indigesto. Tutto ha avuto inizio il 21 novembre scorso quando, nell'ultimo giorno utile per poterlo fare, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al secondo decreto attuativo che concede alla Capitale poteri speciali. Un affronto per i leghisti tanto che, come spiega il senatore vicentino Paolo Franco, sono pronti ad alzare le barricate. «Ormai sono scaduti i termini previsti dalla legge - commenta Franco - e il Governo sta cercando di forzare la mano inviando il provvedimento in commissione bicamerale per il federalismo senza il previsto parere degli Enti locali». E per questo il senatore, assieme ai colleghi parlamentari della Lega e commissari nella Bicamerale Giancarlo Giorgetti e Roberto Simonetti, ha deciso di scrivere una lettera al presidente della Commissione Enrico La Loggia e ai presidenti di Camera e Senato per denunciare «la palese violazione della legge delega» e per chiedere di «non procedere all'esame dello schema del decreto legislativo». Una lettera che ha agitato il Palazzo dove la determinazione della Lega ha iniziato a preoccupare tanto da spingere La Loggia a riunire l'ufficio di presidenza. A farne parte, tra gli altri, c'è proprio lo stesso Franco che, a conclusione della riunione, non ha perso tempo per descrivere il flop del vertice, per attaccare chi ha voluto trasformare la stessa Commissione per l'attuazione del Federalismo fiscale» in «bocciofila», e per tornare a difendere le giuste istanze degli esponenti della Lega sulla illegittima trasmissione, da parte del governo, del decreto su Roma Capitale». Eppure sembra che, come raccontano fonti ben informate, la protesta della Lega abbia colpito nel segno tanto da costringere l'intera Commissione a investire direttamente i presidenti di Camera e Senato Fini e Schifani per capire come uscire da un problema. Infatti, a quanto raccontano alcuni parlamentari, la legge sul federalismo fiscale, la 42 del 2009, parla chiaro e prevede che ogni decreto passi prima dalla Conferenza Unificata e poi arrivi alla commissione Bicamerale. Cosa che il governo non ha fatto trasmettendo direttamente il testo a quest'ultima. In altre parole la Lega non ha accettato un iter che precluda agli Enti locali, forse per motivi di tempo, di potersi esprimere sul testo. Tempo che invece anche la Regione Lazio vorrebbe accorciare tanto che proprio alla Pisana sarebbe già pronta la legge che trasferisce alla Capitale i poteri che il decreto le attribuisce. Rimane infine il giallo su quale ministro o sottosegretario seguirà la Bicamerale. Infatti ieri non era presente nessun membro del governo all'ufficio di presidenza. Ciò non è obbligatorio ma era diventata ormai una consuetudine quando Calderoli era ministro.

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