I dollari non bastano
Chi ha deciso l’iniezione di liquidità sui mercati finanziari? L’Europa? Il famoso coordinamento delle Banche centrali? No, la mossa è targata Federal Reserve. É stato Ben Bernanke a dare una pedata al Vecchio Continente per svegliarlo dal letargo in cui è precipitato. La banca centrale americana ha anticipato tutti e trascinato gli altri istituti a pompare ossigeno su un sistema bancario che sta annaspando. Tutto risolto? No, è una bombola, non un polmone nuovo. Se neanche questa mossa di Washington convince la Germania a cambiare linea, allora l’Eurozona è davvero spacciata. La Fed ha tagliato un tasso che viene applicato sulle linee incrociate di credito denominate in valuta. A cosa servono? Servono alle banche per reperire fondi liquidi in dollari. La mossa degli americani non risolve il problema perché quel canale è solo uno - neppure il più importante - dei tanti dai quali si riforniscono le banche europee. Se la Bce fosse indipendente dalle politiche nazionali (e soprattutto dalla Germania) a questo punto dovrebbe agire così: nella prossima riunione dell’8 dicembre dovrebbe dare un segnale altrettanto forte e tagliare il tasso di riferimento per il mercato interbancario di 50 e non 25 punti. Anche questa sarebbe una buona boccata d’ossigeno. Fermerebbe la speculazione? La risposta del trader è la seguente: «No, non sarebbe sufficiente, ma darebbe maggiore fiducia in attesa della concertazione europea per realizzare un vero piano di salvataggio per gli Stati». Bene, se le cose stanno così, la morale della storia è la seguente: a Washington hanno capito la gravità della situazione e cercato di spezzare il clima di impasse in cui è precipitata l’Unione Europea; a Bruxelles siamo ancora ai cavoletti e non riescono a trovare una linea comune per evitare il collasso della moneta unica; Nicolas Sarkozy e Angela Merkel sembrano marito e moglie che litigano con gran rumore di piatti; Mario Monti sta svolgendo il suo compito con dignità e rigore, conscio di guidare una carretta mediterranea carica d’oro ma con le vele bucate; la palla a questo punto è tra i piedi di Mario Draghi, il numero uno della Bce. Bernanke gli ha fatto un assist, sta ora all’italiano più potente del mondo raccoglierlo e fare gol. Il resto è politica, ma per ora è in panchina.