I giochi sono finiti.
MarioMonti sta entrando nel vivo, lunedì vara la manovra. E in Parlamento si diffonde il panico. Intervento sulle pensioni, Imu con dentro una patrimoniale a partire da mezzo milione che comprenda sia beni immobili che azioni e titoli, abolizione dell'Iva intermedia. Berlusconi ha già messo le mani avanti: non voterà nuove tasse. Il Pd ora teme che tutto si scarichi sulle prensioni e mette le mani avanti: «Sulla riforma previdenziale vedremo di che si tratta, su alcuni punti potremmo essere d'accordo, su altri no». La Camusso gli dà manforte e alza le barricate. Al punto che il segretario del Pd chiede al Pdl di non provare a condizionare il governo. Gli replica Maurizio Lupi: «Non abbiamo alcuna intenzione di farlo. Al contrario, siamo disponibili ad un confronto serio sui contenuti». Sale la tensione, dunque. Tanto che la conferenza dei capigruppo al Senato finisce in uno scontro che culmina in una velata minaccia del presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri: il partito dell'ex premier potrebbe presentare mozioni di sfiducia individuali per ministri e sottosegretari sospettati di essere in conflitto di interessi (il suo sito, destra.it, se la prende con D'Andrea, Guerra e Rossi Doria in quanto troppo politici e poco tecnici). Anche la sinistra ne vorrebbe presentare una per silurare il neosottosegretario alla Difesa Fabio Milone, ex caposegreteria di Ignazio La Russa, e finito nelle interecettazioni del caso Finmeccanica: si è subito dimesso da Ansaldo Sts. Sia a destra che a sinistra gira voce che a rischio potrebbe essere anche un altro viceministro, Marta Dassù. Nessuno ne discute qualità e competenze, piuttosto sotto la lente di ingrandimento c'è una presunta collaborazione con un governo estero. Non conta se sia vero. Conta che circoli la voce per infiammare il clima. Ogni piccola scaramuccia può far divampare un incendio. Ci sono gli ex ministri del governo Berlusconi che avrebbero voluto dire una parola almeno per indicare il raprresentante del Pdl nel loro vecchio dicastero. Ci sono quelli che si sentono orfani del Cavaliere: sono passati dal rapporto quotidiano, costante e continuo a sentirlo una volta a settimana. Per questo Berlusconi ha invitato tutti a cena ieri sera a palazzo Grazioli per una quasi riunione di consiglio dei ministri del vecchio governo. Sono in tanti a cui manca il dicastero. Al punto che uno certamente non sospettabile di tale nostalgia, come Sandro Bondi, avverte: «Sono fra coloro che hanno maggiormente sostenuto la necessità da parte del Pdl di sostenere in Parlamento un governo tecnico, tuttavia le ragioni che hanno condotto alla crisi del governo presieduto dal presidente Berlusconi non sono ancora del tutto chiare e soprattutto limpide». «Certamente - aggiunge - vi è stata una forte e ingiustificata pressione da parte di alcuni Paesi europei e di ambienti finanziari ed economici italiani favorevoli ad un cambiamento politico. Con il passare del tempo, queste ragioni politiche non trasparenti, così come una sostanziale mancanza di verità da parte dall'opposizione, si ritorceranno contro chi le ha orchestrate e restituiranno al Pdl una maggiore credibilità politica di fronte al Paese».