Niente bavaglio per i fotografi, si va verso l'autoregolamentazione

«No»alla foto del bigliettino ricevuto in Aula dal neo-premier Mario Monti con l'offerta di collaborazione da parte del deputato «Enrico». È questo l'esempio su quello che dovrebbe costituire il punto di caduta delle regole che dovranno seguire fotografi e operatori nel riprendere i lavori in Aula a Montecitorio. Si va infatti verso la sospensione della delibera dell'ufficio di presidenza della Camera relativa all'uso degli zoom da parte dei fotografi in tribuna stampa. I fotografi non saranno quindi tenuti a firmare un modulo con l'impegno a non riprendere situazioni potenzialmente lesive della privacy, bensì adotteranno un codice di autoregolamentazione, dando vita ad un'associazione di fotografi parlamentari entro quest'anno. È stato questo l'accordo raggiunto ieri dopo un incontro tra i rapprentanti dell'ordine dei giornalisti, la federazione della stampa e l'associazione stampa parlamentare a seguito di un faccia a faccia con il presidente della Camera Gianfranco Fini. Nel corso della riunione sarebbero stati passati in rassegna alcuni casi specifici: ok alla foto al deputato che legge il giornale o guarda il computer, ma non alla posta elettronica eventualmente consultata; così come è ammessa l'immagine dell'appunto preso sul proprio banco, ma non il contenuto di un biglietto inviato da un deputato ad un altro o ad un membro del governo, che viene assimilato alla corrispondenza, tutelata dalla legge. Questo il tema più delicato del confronto. Per il presidente della Camera si tratta infatti di rispettare la norma che punisce la violazione del segreto di corrispondenza: quella norma del codice di procedura penale che sanziona «chiunque prenda cognizione del contenuto di una corrispondenza chiusa, a lui non diretta, ovvero sottrae o distrae, al fine di prendere o di farne da altri prendere cognizione, una corrispondenza chiusa o aperta, a lui non diretta..». Di diverso avviso giornalisti e fotografi, per i quali tutto ciò che avviene in aula rientra nel diritto di cronaca. Nessun limite, invece, alla potenza degli zoom, come pure era stato ipotizzato. Del problema delle foto in Aula si era cominciato a parlare quando, durante una votazione alla Camera nei mesi scorsi, fu fotografato il display di Verdini con il registro delle chiamate. Già allora era stato chiesto un parere al Garante della privacy e successivamente del problema ha cominciato ad occuparsi l'ufficio di presidenza della Camera. Adesso, invece, spetterà agli stessi fotografi sanzionare i colleghi in base alle regole di autodisciplina che si sono dati.