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Severino: «Si parte da temi condivisi» e dalla scrivania diTogliatti

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Questele parole chiave del ministro Paola Severino. Avvocato e professore universitario, ha lasciato la libera professione per accettare l'incarico di Guardiasigilli nel governo tecnico. Una decisione assunta con sofferenza: una notte insonne e, poi, il sì. «Ho pensato "questo Paese mi ha dato tanto, è giusto che ora dia qualcosa al mio Paese"», ha confidato il ministro di Giustizia ai giornalisti incontrati nella Sala Livatino del ministero di Via Arenula. «La conferma di aver fatto la scelta giusta è arrivata poco ore dopo - ha spiegato Paola Severino - quando il portiere del palazzo mi ha ringraziato per aver scelto di far parte dell'esecutivo Monti. E dopo di lui in tanti, gente comune». Nel suo primo incontro informale con i giornalisti, il ministro della Giustizia Paola Severino ha giudicato «troppo presto indicare quali saranno le priorità» della sua azione, «anche perché - ha precisato - non sarebbe corretto visto che domani (oggi ndr) ne parlerò in commissione giustizia al Senato», ma anticipa quello che è un metodo di lavoro sin qui scrupolosamente seguito nella sua carriera di avvocato e di docente: «Cerco sempre di raccogliere tutti gli elementi, li valuto e poi dò direttamente gli input, il più possibile diretti e omogenei, ai miei collaboratori». Quindi le linee guida del suo operato: «I parametri della mia azione saranno efficienza e risparmio. E per tutti i provvedimenti che risponderanno a questi due parametri, chiederò una corsia preferenziale». Si parte da «temi condivisi». Sarebbe «tatticamente sbagliato» cominciare il lavoro del Governo sulla giustizia «da temi controversi»: ha spiegato il ministro Paola Severino. Il guardasigilli ha spiegato che dal suo punto di vista «se non si trova un modo per dialogare non si arriva al giorno dopo» e per questo «non è un segreto che la situazione delle carceri» sarà tra le priorità del suo lavoro. Severino non ha escluso che si possa trattare il tema dell'amnistia, ma ha precisato che si tratta di un tipo di provvedimento «di iniziativa parlamentare, sarebbe una invasione di campo da parte mia parlarne». Ma ha aggiunto una nota di scetticismo su «provvedimenti svuota-carceri periodici» che finiscono per essere «come il tentativo di svuotare il mare con un cucchiaino». L'obiettivo del ministro è «stabilizzare la popolazione carceraria e per farlo serviranno provvedimenti articolati, non ne basta uno solo». Per ora il ministro Severino è alle prese con il giallo della «scrivania di Togliatti». «Ho chiesto di recuperarla, non so chi l'abbia spostata, ma la stiamo cercando». Scrivania restaurata e rimessa al suo posto, in via Arenula, da un altro guardasigilli, Oliviero Diliberto. «Sono entrata in questa gigantesca stanza - racconta Severino - dove ci sente molto soli, su una sedia di legno con i braccioli non solo idealmente ma anche fisicamente scomoda, ma la scrivania non è quella che ricordavo da quando tanti anni fa me la fece vedere il ministro Vassalli, che mi parlò anche degli affreschi e del sigillo di Stato. Sono un simbolo storico, non mi sognerei mai di cambiarli, così come sarebbe giusto che la scrivania tornasse dov'era. È un pezzo della storia della Repubblica».

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