Monti a piccoli passi. Misure il 5 dicembre

Monti si prende un'altra settimana. Per sapere cosa ha in mente il nuovo governo per cercare di tirare fuori l'Italia dalla palude della recessione, bisognerà aspettare il Consiglio dei Ministri del 5 dicembre. Una scadenza oltre la quale, comunque, non si poteva andare. Perché il 7 e l'8 dicembre a Bruxelles ci sarà il vertice dell'Ecofin, con i ministri economici di tutti i Paesi europei, e l'Italia non può certo arrivare a mani vuote. Per questo Mario Monti vuole almeno annunciare quelle misure «straordinarie» che tanto hanno impressionato la Cancelliera tedesca Angela Merkel. E si vedrà anche se il premier sceglierà lo strumento del decreto oppure se lascerà tempo al Parlamento di esaminare i provvedimenti. Per il momento del lavoro della squadra dei collaboratori che sta affiancando Mario Monti nello studio di tabelle, conti e simulazioni si sa pochissimo. Ieri il presidente del Consiglio è stato quasi tutto il giorno al ministero dell'Economia insieme al direttore generale di via XX settembre Vittorio Grilli e ai ministri Corrado Passera, Elsa Fornero Enzo Moavero Milanesi e Pietro Giarda. Un incontro che per Palazzo Chigi, con la consueta parsimonia di parole che caratterizza questo governo, è servito a mettere a punto «un primo pacchetto di misure per seguire la strategia della crescita, della stabilità e dell'equità». Il ventaglio delle opzioni è molto vasto ma sicuramente ci sarà il ripristino dell'Ici sulla prima casa, forse tenendo fuori le categorie più disagiate e le giovani coppie, una patrimoniale leggera, l'aumento di un punto dell'Iva. Mentre per l'ipotesi di rivalutazione degli estimi catastali i tempi dovrebbero essere più lunghi e quindi slittare all'anno prossimo. Per ora si dovrà partire con le prime misure tenendo conto, ovviamente, si ragiona in ambienti governativi, che in una settimana sola non si possono fare la riforma delle pensioni, o quella del fisco, così come le liberalizzazioni o il taglio dei privilegi. La strada maestra sembra comunque quella che Monti ha tracciato fin dal suo primo discorso in Parlamento: qualsiasi pacchetto deve mantenere il perfetto equilibrio tra crescita, stabilità e rigore per garantire «l'equita». Ma per il presidente del Consiglio c'è anche un'altra esigenza, quella di accelerare i tempi. Sono già passati quindici giorni da quando Berlusconi si è dimesso e altri sette ne passeranno prima del varo delle prime misure. E l'Europa non sembra disposta ad avere ancora troppa pazienza. Ieri è stato il Financial Times ad attaccare il governo italiano, scrivendo che la manovra economica di Monti è «avvolta nella nebbia». Dopo il «battesimo di fuoco nei suoi primi 10 giorni da nuovo premier» prosegue il giornale economico, «mentre tutti aspettano di sapere dove cadrà la scure di bilancio non c'è ancora chiarezza sulle misure di emergenza pianificate». E, insiste il quotidiano britannico, «ha fatto poco per aumentare la fiducia» anche il comunicato ufficiale del Consiglio dei Ministri italiano. «Gli italiani che hanno riposto fiducia in lui stanno diventando un po' nervosi» conclude il Ft aggiungendo, ironicamente, che «in cima all'agenda di un atteso Cdm c'è stata la discussione di accordi bilaterali con le Mauritius, San Martino e le Isole Cook e una legge per fermare dannosi sistemi antivegetativi sulle barche i cui effetti prevedono la crescita di organi genitali maschili sulle conchiglie di mare». A fare scudo a Mario Monti contro i perfidi inglesi ci ha pensato il presidente della Camera Gianfranco Fini: «Era ampiamente prevedibile che nulla di taumaturgico sarebbe accaduto in una settimana – ha commentato – Chi lo pensava era un illuso. Il fatto positivo è che oggi c'è maggiore credibilità del presidente del Consiglio agli occhi degli interlocutori e dei mercati. Questo andrà supportato con provvedimenti appositi» «Ma è illusorio pensare – conclude – che i problemi si risolvano in modo automatico, perché l'Italia è un anello di una catena che è tutta sotto attacco». Lo diceva anche Berlusconi.