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Per Fitch siamo in recessione

La sede dell'agenzia di rating americana Fitch

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Mentre dai big dell'Europa non riescono a mettersi d'accordo sulal cura anticrisi e anche dal nuovo governo non arrivano le tanto attese decisioni, i mercati invece corrono e continuano a bruciare anche quelle manovre ipotetiche che ancora non sono state varate. Così ieri in un'altra giornata drammatica con le Borse sulle montagne russe e i rendiementi dei titoli di Stato italiani schizzati a nuovi record, l'agenzia di rating Fitch dà il suo verdetto: «L'Italia è già in recessione» e declassa otto banche di medie dimensioni. Gli istituti colpiti dal downgrade sono Banca Popolare di Milano, Banca Popolare dell'Emilia Romagna, Banca Popolare di Sondrio, Credito Emiliano, Credito Valtellinese, Veneto Banca, Banca Popolare di Vicenza e Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio. In tutti i casi l'outlook è negativo come conseguenza «del peggioramento dell'ambiente economico». Secondo la nota di Fitch, «le otto banche stanno cercando di ridurre la spesa, ma non sembrano in grado di portare a termine il compito, dato che il loro modello di business è centrato su una costosa rete di filiali». Infine l'Agenzia sollecita «fusioni nel medio periodo tra banche di piccolo e medio calibro, soprattutto perché per le più deboli potrebbe non essere più possibile essere competitive nei nuovi scenari». Fitch ricorda poi di avere rivisto drasticamente al ribasso le previsioni di crescita per l'Italia nello scorso ottobre. È quindi sempre più evidente che la situazione è in rapido peggioramento. Il presidente francese Sarkozy e il Cancelliere Merkel hanno detto chiaro e tondo al premier Monti che «se crolla l'Italia è la fine dell'Euro» e il presidente della Bundesbank ha sollecitato gli investitori a non comportarsi come se l'Italia fosse già fallita. Ma ha anche rilevato che la crisi sta contagiando i Paesi core. Il segnale di questo contagio è nell'andamento dei titoli di Stato più che nel segno negativo dei mercati. Ieri Piazza Affari ha chiuso in lieve rialzo (+0,08%) dopo aver ceduto durante la giornata fino al 2% e segni positivi ci sono stati anche sulle altre Borse europee. Ma è sul debito sovrano che le tensioni si sono manifestate in modo evidente. Il rendimento dei titoli di stato italiani ha toccato nuovi record e lo spread con quelli tedeschi è tornato a salire fino a quota 513. I tassi di interesse dei Bot semestrali sono quasi raddoppiati dall'asta precedente, passando al 6,504% dal 3,535%. Il ministero dell'Economia ha collocato titoli per 8 miliardi a fronte di una domanda pari a 11,7 miliardi e ha piazzato Ctz per 2 miliardi con rendimento in crescita al 7,814%. Vola al livello record dell'8% anche il tasso del Btp a due anni mentre quello a 5 anni è al 7,81%. L'attenzione della Banca d'Italia è massima. Martedì c'è un'altra asta per collocare Btp fino a 8 miliardi. Con i rendimenti dei titoli a breve termine più alti di quelli sulla lunga scadenza, la curva dei tassi dell'Italia assomiglia sempre di più a quella di Grecia e Portogallo. Atene decise di chiedere aiuto alla comunità internazionale un mese dopo che il rendimento dei titoli a due anni superò quello sui bond a lungo termine. Il Portogallo, invece, chiese aiuto appena una settimana dopo l'avvenuta inversione della curva dei tassi. Gli esperti calcolano che se i rendimenti non scendono e dovessero rimanere per tutto il 2012 con questi livelli sul breve, solo di Bot significa 4-5 miliardi in più di costi di finanziamento, rispetto all'ultimo scenario ufficiale, che ipotizzata tassi Bot al 3,5%. Se poi si considerano anche i Cct, legati ai Bot, che rappresentano ancora una parte consistente dei titoli in circolazione, l'aggravio per il Tesoro arriva a circa 10 miliardi. Comunque per David Roche, presidente di una società di ricerche economiche di Londra, l'economia italiana è lontana dal fallimento, lo dimostra il fatto che solo il 24% delle famiglie è indebitato paragonato al 50% medio dei Paesi ricchi e al 60% degli Stati Uniti. La ricchezza degli italiani è una delle maggiori al mondo. Tensione anche sul differenziale tra i decennali italiani e i Bund tedeschi che è salito a quota 510. In serata il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schauble, ha in parte confermato le indiscrezioni, dichiarando che i governi dell'Unione europea potrebbero «aggiustare» le pesanti perdite che verranno inflitte ai creditori privati con l'istituzione del nuovo fondo di salvataggio permanente europeo.

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