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Pensioni d'anzianità: ecco la "ricetta" Fornero

Il ministro del Lavoro Elsa Fornero

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Sistema contributivo per tutti per ridurre le disparità fra padri e figli e uscita dal lavoro non prima dei 63 anni. In un articolo scritto in veste di docente di Economia con Flavia Coda Moscarola e quindi prima di assumere l'incarico nel governo Monti, Elsa Fornero ora ministro del Welfare spiega la sua proposta di intervento sul sistema pensionistico che si basa sulla sostituzione del sistema retributivo, "troppo generoso con le generazioni anziane e penalizzante per i giovani", con quello contributivo. Secondo il Ministro, questo sarebbe l'unico modo per assicurare a tutti gli italiani una redistribuzione delle risorse equa e trasparente". Per Fornero, "l'uscita dal lavoro, non avverrebbe prima dei 63 anni con incentivi per chi va in pensione a 65 e penalità per chi lascia prima. Nel momento in cui si è costretti a richiedere duri sacrifici alla famiglie con provvedimenti draconiani che colpiscono le fasce più deboli, non si può prescindere dall'abolizione delle ingiustificate posizioni di privilegio di categorie difficilmente annoverabili fra i bisognosi come i liberi professionisti con le loro casse i politici con il loro vitalizi. Varato il provvedimento, si potrebbero discutere in modo trasparente e mirato, le uniche eccezioni ammissibili: quelle dei lavoratori sfortunati e non già di quelli privilegiati". "Il metodo contributivo- spiega - costituisce il punto di partenza imprescindibile su cui basare le modifiche dell'attuale assetto. I lavoratori possono essere divisi in tre tipologie: i salvati del 1995, esonerati dall'applicazione del contributivo grazie alla artificiosa demarcazione introdotta tra coloro che al 31 dicembre 1995 avrebbero raggiunto almeno i 18 anni di anzianità; i parzialmente protetti (anzianità inferiore ai 18 anni nel 1996), la cui pensione sarà calcoata secondo il pro-rata, ossia, in base alla regola retributiva per l'anzianità maturata al 1995 e a quella contributiva per l'anzianità accumulata nel 1996; gli indifesi, ossia gli assunti dal 1996 la cui pensione sarà interamente contributiva". Per le prime due categorie, secondo Fornero, il metodo retributivo applicato per intero a "salvati" e in pro-rata ai "parzialmente protetti", favorisce un rendimento troppo generoso, superiore a quello finanziariamente sostenibile con "conseguente violazione del criterio della sostenibilità e dell'equità tra generazioni". Per l'attuale ministro del Welfare, la proposta giusta sarebbe quella di "applicare a partire da 2012 , il metodo contributivo pro-rata per tutti i lavoratori rendendo subito effettiva una età minima di pensionamento (63 anni con il requisito di anzianità contributiva minima di 20 anni) e una fascia di flessibilità che incoraggi il lavoratore a ritardare l'uscita fino a 68 (70) anni con un incremento di pensione che tenga conto dei maggiori contributi versati e della maggiore eta'" I requisiti minimi e massimi, sottolinea Fornero, sarebbero adeguati alla speranza di vita e dovrebbero scomparire "le finestre". I lavoratori coinvolti nel pro-rata, spiega il Ministro, non sarebbero molti, in quanto il provvedimento riguarderebbe i "salvati" oggi ancora attivi nel mercato del lavoro, ovvero i nati fra il 1950 e il 1962. "I risparmi di spesa - spiega ancora Fornero - sarebbero tutt'altro che irrisori potendo arrivare a qualche decina di miliardi di euro nei primi cinque o sei anni di applicazione effettiva del provvedimento. La caratteristica del contributivo di garantire un trattamento equo sia all'interno delle generazioni che tra generazioni diverse presenti e future, ne costituisce un indubbio punto di forza aggiuntivo. Questo vale a condizione che la riforma riguardi tutte le categorie, nessuna esclusa".

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