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Calderoli chiude: "Mai più con il Pdl"

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Roberto Calderoli

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Si erano tanto amati. Ora però tra il Cav e i Lumbard sembra proprio non esserci più alcun feeling. E così è bastato che Silvio Berlusconi ostentasse grande sicurezza per quanto riguarda l'allenaza tra Pdl e Lega che i nordisti gli hanno immediatamente servito una doccia gelata. E ad assumersene l'onere, o forse è il caso di dire l'onore, è il coordinatore delle segreterie della Lega Roberto Calderoli: «L'alleanza con il Pdl non c'é più e non certo per colpa nostra. Per il futuro verificheremo, vedremo come si comporteranno in Aula» ma per il momento dice «ho visto solo proposte aberranti». E non serve pregarlo troppo perché le elenchi: «Per esempio quella sulla cittadinanza» di cui ha parlato anche il ministro Riccardi. Poi ci sono le misure che Monti vorrà adottare sul fronte economico: «Doveva essere un governo sulla crescita, ma da quello che leggo è un governo che aumenta le tasse», dunque che produce misure «recessive». Un chiaro riferimento anche alla patrimoniale sulla quale «la Lega aveva avanzato una propria proposta» che prevedeva di «detrarre le tasse già pagate e che dunque colpiva gli evasori». Per non parlare, infine, del pareggio di bilancio: «Noi siamo a favore, con Giancarlo Giorgetti (presidente della commissione bilancio della Camera, ndr) quel testo l'abbiamo scritto e volevamo votarlo già la settimana scorsa», ma il Governo ha preso tempo e «ora bisognerà vedere che cosa farà insieme con la sua maggioranza». La Lega lancia così un chiaro messaggio: il Pdl stia attento ai provvedimenti che voterà, perché da quelli dipenderà la posizione della Lega. Concetto espresso dallo stesso Calderoli che annonisce così gli ex alleati: «È chiaro che se dovessero votare alcuni provvedimenti ipotizzati, tipo lo ius soli, non ci potrà più essere un'alleanza né a livello nazionale né locale».   Nel caso in cui, poi, il messaggio a Berlusconi non fosse stato abbastanza chiaro, ci pensa il capodelegazione della Lega Nord all'Europarlamento, Francesco Speroni, a ribadire il concetto. «Se il Cavaliere vuole allearsi con la Lega legga bene la prima pagina de la Padania di domenica: chi vota certe cose, come l'ultima ultima bizzarria di Napolitano sulla cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia, non si allea con noi». Parole che continuano a tenere vivo il dibattito all'interno dei due partiti. E così mentre l'ex ministro Renato Brunetta avverte che voterà «solo i provvedimenti che avevano l'assenso della Lega altrimenti si condanna il Pdl a non essere più maggioritario», il sindaco di Verona, il leghista Flavio Tosi, intervenendo alla convention di Carlo Giovanardi a Verona, sembra tendere una mano: «A livello locale siamo alleati con il Pdl. Ora l'importante rispetto al nostro elettorato ma anche alle prospettive future è mantenere la coerenza di quanto abbiamo fatto finora insieme». Apertura che trova il plauso della senatrice del Pdl Anna Cinzia Bonfrisco («la difesa del voto degli italiani e dei veneti passa da questo impegno. Con Berlusconi e Bossi noi rivinceremo le elezioni») ma anche del segretario, Angelino Alfano, il quale ha voluto fare un passo oltre sperando che anche la Lega possa aderire, assieme all'Udc di Casini, a una riorganizzazione di tutti i moderati italiani per creare una grande area moderata in alternativa alla sinistra».   Eppure è bastato che l'ex sottosegretario del Pdl Guido Crosetto lanciasse la proposta al Carroccio di entrare a far parte di un nuovo governo di unità nazionale che la polemica si è subito riaperta. E anche questa volta tocca a Calderoli mettere le cose in chiaro: «Assolutamente no grazie. Questo governo tecnico si è dimostrato un governo politico e noi diciamo no ai governi che non sono stati scelti dal popolo, che è quello che deve decidere». Ora la Lega all'opposizione, consapevole di non avere i numeri che le permettano di fermare il "treno Monti" in Parlamento, si prepara a fare ostruzionismo cercando di sfruttare i tempi concessi alle opposizioni per "tenere" la scena romana. Ma soprattutto i Lumbard pensano a "riprendersi" la piazza e attendono qualche atto concreto per poter dare il via alle danze. Intanto, il 4 dicembre riapre i battenti il parlamento del Nord a Vicenza, rimasto in sonno per i lunghi anni della Lega di governo.

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