Il Pdl esplode. Silvio frena tutti
Il Pdl scoppia. Nel partito salgono le tensioni con scontri che diventano sempre più duri. Ufficialmente la materia del contendere è il sostegno al governo Monti, sullo sfondo i riposizionamenti futuri. Sia chiaro: Berlusconi non ha dubbi e ieri lo ha ribadito ancora ai big del partito. Certo, anche lui ha i suoi mal di pancia. E nel bel mezzo del vertice di pranzo, guarda con un certo disgusto le immagini del vertice di Strasburgo tra Angela Merkel, Nicolas Sarkozy e il neopremier italiano Mario Monti. In conferenza stampa la cancelliera tedesca afferma anche che quelle presentate dal professore italiano sono «riforme impressionanti». «Ma sono le stesse mie», s'inalbera il Cavaliere. E aggiunge: «Capisco che ora è la fase della luna di miele ma quello che Monti ha discusso con i due leader stranieri è il programma di impegni che il mio governo aveva assunto con l'Europa». Un pezzo del Pdl tuttavia s'accoda alla Lega e protesta per il fatto che Monti avrebbe annunciato riforme che il Parlamento ancora non conosce. Attacca Guido Crosetto: «Sto cercando la Merkel e Sarkozy nella mia qualità di parlamentare della Repubblica italiana per vedere se posso avere in visione le misure che il presidente del Consiglio Monti gli ha illustrato e per sapere se vanno bene, se posso votarle così o devo rapportarmi con i loro ambasciatori per eventuali emendamenti». Gli fa eco Osvaldo Napoli: «Il vertice a Strasburgo è stato una scortesia non voluta. Faccio questa osservazione perché Monti sia avvertito dell'estrema sensibilità mostrata dalle forze dell'ex opposizione di sinistra e di centro, sempre preoccupate che il premier Berlusconi riferisse in Parlamento». Tanto che a palazzo Chigi sono costretti a spiegare che a Merkel e Sarkozy sono state presentate solo le riforme già annunciate alle Camere la scorsa settimana. Ma non basta. Perché a Grazioli arriva un'altra indiscrezione. Il governo avrebbe intenzione non solo di aumentare le rendite catastali ma addirittura di raddoppiarle. Una semplice voce che rinfocola le polemiche interne di chi non voleva la nascita di questo esecutivo a cominciare da Ignazio La Russa. Alfano resiste, Gaetano Quagliariello invece è a favore. Verdini prova a mediare. Riparte lo scontro tra ex Forza Italia ed ex An. Stavolta però la "colluttazione" (solo verbale) è anche più trasversale. Coinvolge anche i parlamentari del Nord che non vogliono cedere spazio alla Lega, sempre più arrembante contro l'esecutivo Monti. Il clima si fa ancora più rovente al punto che circola anche un altro sussurro: la raccolta di firme contro Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera. Non è la prima volta che circola una simile ipotesi. Anzi, sembra una specie di mostro di Loch Ness: c'è chi giura d'averlo visto ma non esiste. Vengono accusati gli ex di An. Massimo Corsaro, vice di Cicchitto in rappresentanza proprio degli uomini che provengono dal partito di via della Scrofa, nega: «Mi sembra un'ipotesi lunare. È vero invece che ci sono molte perplessità e molti dissapori nel sostenere l'attuale esecutivo fatto di soli tecnici. È un governo di missione, deve realizzare l'agenda europea, nella quale per esempio non è compreso il raddoppio degli estimi catastali. Poi è ovvio che in questi casi, non essendoci più nostri ministri, le tensioni finiscono per essere scaricate sul capogruppo. Ma di raccolte di firme non so». Se gli ex An lanciassero un assalto a Cicchitto, difficile che al Senato resti tutto tranquillo e sereno. Alfano si rende conto delle tensioni, sebbene anche lui rischi di finire nell'occhio del ciclone. Promette primarie per tutti, congresso nazionale e comincia a mostrarsi più freddo nei confronti di Monti. Basterà a sedare gli animi interni? Difficile perché un altro nodo cruciale resta la nomina dei sottosegretari. C'è chi chiede solo tecnici, in modo da marcare il distacco dall'esecutivo. Chi invece chiede politici, per evitare di regalare Monti alla sinistra. Chi tecnici d'area come soluzione di compromesso. Racconta uno dei capi del Pdl: «Monti ha ricevuto circa 400 curricula da ministri, amici e collaboratori, circa 60 dai partiti e una cinquantina da università e lobby. Ne vuole nominare solo 25, adesso lo voglio vedere!». Ma ormai sempre più lavorano per sè. Giulio Tremonti ormai è un corpo estraneo nel Pdl. Tutti lo danno per prossimo all'uscita, starebbe viaggiando verso la Lega. Al Carroccio negano. E non mentono perché l'ex ministro sta cercando di mettere su un suo gruppo parlamentare. Per farlo dovrebbe arrivare ad almeno venti deputati ma pare non abbia ancora superato le tre adesioni compresa la sua. Piano piano Tremonti si sta rendendo conto del vuoto che c'era nel partito attorno a sè nonostante fossero tanti che lo osannavano quando era in carica visto il suo strapotere. Oggi sarebbero più i rifiuti che gli appoggi. Silvio Berlusconi è conscio del fatto che rischia di esplodere il suo partito. Resta al balcone. A guardare come Monti si ritrovi nel pantano dove era finito lui e rimanere e osservare come se la cava. Gli darà una mano ma questa parentesi gli serve per rigenerarsi (dire: «Visto che non era solo colpa mia?») e rigenerare la sua immagine. In vista del voto.