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Cittadinanza? "Un atto dovuto"

Il ministro per la Cooperazione internazionale e l'integrazione, Andrea Riccardi

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La cittadinanza ai bambini figli di immigrati, ma nati in Italia è «un atto dovuto e di grande responsabilità per il futuro del paese». Poche parole ma che esprimono perfettamente quanto le preoccupazioni del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, vengano accolte dall'esecutivo con grande attenzione. E infatti il neoministro alla Cooperazione internazionale e integrazione Andrea Riccardi ha scelto proprio di sottolineare l'attenzione che questo esecutivo darà al tema dell'immigrazione per caratterizzare la sua prima uscita ufficiale avvenuta ieri a Napoli dove ha inaugurato l'anno accademico della Pontificia Facoltà di Teologia dell'Italia Meridionale. Riccardi, così, riferendosi alle parole pronunciate dal Capo dello Stato, ha sottolineato come il suo sia un «discorso logico con l'identità italiana perché questi ragazzi - ha detto - sono figli d'Italia, nati in Italia da famiglie cresciute qui. Non possiamo ragionare solo nella logica dello ius sanguinis e nemmeno solo dello ius soli. La nostra tradizione è quella dello ius culturae. Questi ragazzi sono cresciuti nella cultura italiana». Poi, ricordando che qualsiasi iniziativa del governo dovrà comunque trovare l'appoggio del Parlamento, aggiunge: «Non so dire se questa sia una priorità o meno perché il Governo, collegialmente, non ha elaborato niente a proposito. Questo discorso - ha concluso - deve maturare in Parlamento e non vuol dire unanimismo». Ma sono proprio i partiti che rischiano di far saltare ogni possibilità di accordo sul tema. E infatti, mentre Fli accelera e presenta una proposta di legge che punta a dare la facoltà di ottenere il diritto di cittadinanza a quanti siano nati in Italia da genitori stranieri stabilmente residenti o a quanti, avendo raggiunto l'Italia minorenni, qui abbiano compiuto un intero ciclo scolastico, Pdl e Lega alzano le barricate. Il capogruppo alla Camera dei berluscones, Fabrizio Cicchitto, non lascia spazio di manovra e dice: «Non siamo d'accordo». E altri esponenti del centrodestra spiegano che la priorità adesso è l'economia e invece un tema del genere rischia di mettere a forte repentaglio lo stesso governo Monti. Ancora più netto è il «no» della Lega che, mentre Matteo Salvini annuncia per il weekend l'allestimento a Milano di decine di gazebo «per firmare contro questa "svendita"», con il capogruppo dei deputati del Carroccio, Marco Reguzzoni, nel suo libro Gente del Nord, proprio sulla cittadinanza sostiene che «non è un diritto: o si acquisisce per nascita o si riceve venendo accolti in una comunità». Più cauta la posizione dell'Udc e del Pd. Pier Ferdinando Casini, infatti, pur dicendosi d'accordo con Napolitano sostiene che «ora la priorità è l'economia». Stessa linea tenuta dalla democratica Anna Finocchiaro che ribadisce l'urgenza di varare provvedimenti economici. Apertura totale invece arriva da Antonio Di Pietro dell'Idv.

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