Il governo prepara il decreto anticrisi
Fare presto. Il governo prova ad accellerare. A cambiare passo per varare le misure economiche. E forse già domani potrebbe decidere di dare il via libera a un testo. Si parla di un decreto per anticipare alcune decisioni. In modo da avere entro Natale un provvedimento già divenuto legge. È stata un'altra giornata tormentata per la politica e in particolare per il premier Mario Monti. Che s'è beccato la prima richiesta di andare a riferire immediatamente in Aula, invito che viene avanzato in caso di fatti particolarmente gravi. E stavolta l'appello (che gli arriva da Calderoli) non è per un disastro naturale. Bensì su spread e Borse ancora a picco. E pensare che era stato chiamato al governo del Paese proprio per rassicurare i mercati. Ciò che preoccupa la politica è il futuro. Il governo non ha ancora completato la squadra e aveva fatto sapere informalmente che non era ancora pronto. Insomma, nel Consiglio dei ministri previsto appunto per domani l'intenzione era quella di discutere soltanto di quello che in gergo si chiamano i "titoli". Gli argomenti che si intendono affrontare in un secondo momento. Significherebbe uno slittamento alla prossima settimana dei provvedimenti. I tempi stringono. E anche di tanto. Le riunioni di governo si tengono di solito di venerdì, dunque l'esecutivo varerebbe il disegno di legge per i conti pubblici il 2 dicembre. La settimana ancora sucessiva c'è il ponte dell'8 dicembre, quindi pochi giorni e siamo già alla pausa nataliazia. I gruppi hanno già fatto sapere che non intendono approvare più testi così delicati in appena tre o qauttro giorni, come accaduto per Manovra e legge di stabilità, ma che vogliono - per provvedimenti così pesanti - un esame congruo con due settimane almeno in commissione. I presidenti della Camere, Gianfranco Fini e Renato Schifani, sono preoccupati e si incontrano proprio per eseminare l'agenda dei lavori. Il comunicato conclusivo parla chiaro: i principali inquilini dei due rami del Parlamento convengono sulla necessità di «percorsi parlamentari veloci» per i testi contro la crisi economica, compreso il disegno di legge costituzionale che introduce l'obbligo del pareggio di bilancio. Spiegano ancora: «Siamo di fronte ad una nuova realtà: c'è una vasta maggioranza non politica che supporta un nuovo governo. In questo contesto, emerge l'esigenza di un più incisivo coordinamento dei presidenti dei due rami del Parlamento con il governo. Nel corso dell'incontro si è convenuto sulla necessità di percorsi parlamentari agevoli, condivisi e veloci per l'esame degli interventi in materia economica. Ciò alla luce della situazione di emergenza che il Paese sta vivendo al riguardo e che va affrontata con provvedimenti incisivi, rapidi e risolutivi». Il messaggio dunque non lascia spazio a interpretazioni. Il Parlamento è pronto. Anche da subito. Un modo indiretto per dire: è il governo che deve muoversi. E il pressing torna anche dall'Unione europea che sottolinea di nuovo come gli obiettivi di risanamento per tutti i Paesi sono prioritari, anche se è cambiato lo scenario macroeconomico. In altre parole la scarsa crescita non dovrà rallentare gli sforzi. E dunque si continuano a vagliare le misure per la Manovra che avrà un iter parlamentare rapido e, per quanto possibile, privo di ostacoli. Altro capitolo è il metodo. I partiti suggeriscono al premier di studiare una forma di consultazione permanente. Escluso un vertice di maggioranza perché Bersani e Alfano non hanno alcuna intenzione di sedersi allo stesso tavolo per un incontro che avrebbe il sapore dell'inciucione e sarebbe deleterio per l'immagine dei rispettivi partiti di cui sono leader. Più probabile una costante consultazione con i capigruppo, i leader preferirebbero incontri singoli con il capo del governo. Mario Monti capisce l'antifona e sale al Quirinale proprio per spiegare le difficoltà attuali, le prossime tappe, le misure in arrivo. Torna così in serata a circolare l'ipotesi di due provvedimenti. Il premier preferisce lo strumento del disegno di legge perché consente di coinvolgere al massimo il Parlamento e non strozza il dibattito. Ma è probabile che il governo si trovi costretto ad anticipare qualche misure già con un decreto. Magari domani, per quando cioé potrebbero anche essere nominati viceministri e sottosegretari. Che cosa farà Monti? Sulla sua scrivania restano sempre gli interventi sulla casa. Le soluzioni sono quelle che sono circolate in questi giorni come la reintroduzione dell'Ici sulla prima casa e la revisione delle rendite catastali tanto per cominiciare. Sarà anche carica di queste preoccupazioni la valigia che Mario Monti porterà oggi a Strasburgo dove incontrerà Angela Merkel e Nicolas Sarkozy. La speranza, anche da parte di altri Paesi europei, è che possa arrivare un segnale distensivo. Per capire l'aria che tira in Europa bastava ascoltare le parole del commissario Ue agli Affari economici Olli Rehn: «La situazione dei mercati finanziari peggiora di giorno in giorno ed è fonte di estrema preoccupazione». Ma i Paesi fondatori della Ue sembrano ancora divisi. La cancelliera tedesca ieri per esempio ribadiva il suo no all'emissione di eurobond (l'Italia era favorevole) e anche a quella di fare della Banca centrale il pagatore di ultima istanza per i Paesi del'Eurozona (com chiede la Francia). La strada insomma è ancora irta di ostacoli. Anche per Monti.