Berlusconi s'infuria: «Ma che dice Umberto?»
Ainnescare la miccia è il Senatur: dopo piu' di una settimana di silenzio, il leader del Carroccio torna a criticare duramente il governo Monti. Ma, a sorpresa, nel mirino dell'ex ministro delle Riforme finisce anche il suo alleato storico, Berlusconi. Non un attacco diretto, ma certo le parole del Senatur non sono state affatto gradite a palazzo Grazioli, dove il Cavaliere era in conclave con i vertici del Pdl. E sono giunte come una doccia fredda: ma che dice? È impazzito? Sarebbe stata la prima reazione di stupore. Ma subito dopo è montata la rabbia – riferisce chi ha avuto modo di parlargli – e la replica piccata non si è fatta attendere. Con una nota Berlusconi chiarisce quanto del resto ha ripetuto sin dal primo momento. E cioè, dimissioni date per senso di responsabilità, vista la situazione dei mercati, delle borse e soprattutto dello spread salito a livelli record. E poiché, viene ricordato da fonti Pdl, tutti sostenevano che lo spread era collegato alla permanenza al governo di Berlusconi, lui ha fatto un gesto di responsabilità e si è dimesso. Anche se, fanno notare in via dell'Umiltà, ora lo spread è tornato a livelli di allarme rosso, c'è Monti a palazzo Chigi, ma nessuno riconosce che il Cavaliere non c'entrava nulla. Ecco, questo ha «bruciato» delle parole di Bossi: non dimissioni imposte, ma date da uomo di Stato che ha a cuore il Paese. «Le dimissioni del Presidente Berlusconi da Palazzo Chigi sono state motivate dal senso di responsabilità e dal senso dello Stato, nell'interesse esclusivo del Paese. Chi ha seguito le vicende di quei giorni sa bene che non esiste nessuna altra motivazione», recita infatti la nota diffusa da palazzo Grazioli. La frattura tra Pdl e Lega, che si era aperta all'indomani della decisione di Berlusconi di appoggiare l'esecutivo Monti, sembrerebbe ieri certificata dal botta e risposta tra i due storici alleati. E se in queste settimane diversi esponenti lumbard, Maroni per primo, pubblicamente avevano messo in dubbio l'alleanza non solo per il presente ma anche in vista delle prossime elezioni, ora la distanza tra i due partiti parrebbe accentuarsi. Berlusconi sa che il Pdl non può sfilarsi, deve mantenere la linea di appoggio a Monti. Ma il malessere interno aumenta, e non ha certo aiutato il «giallo» sul vertice serale di giovedì. La smentita di Alfano (nessun incontro con Bersani e Casini) ha aumentato il malumore: nel Pdl molti non aprezzerebbero la linea tenuta in queste ultime settimane dal segretario, prima troppo oscurato «dall'abbraccio mortale - spiega un big di via dell'Umiltà - di Berlusconi, ora troppo ripiegato su una collaborazione con Monti che danneggia il partito».