Fornero al lavoro sull'età delle donne e le anzianità
Dalneo-ministro del Welfare, Elsa Fornero, è arrivata una prima indicazione sul percorso che il governo Monti si appresta a intraprendere sui temi della previdenza. Sino a questo momento, l'esecutivo e la Fornero non hanno scoperto le carte e dovrebbero cominciare a farlo con le parti sociali che hanno subito dato un'apertura di credito al ministro pur ponendo alcuni paletti. Età donne, estensione del contributivo, anzianità e aspettativa di vita: sono i temi sui quali il Governo sta lavorando per quanto riguarda la parte previdenziale del pacchetto di misure annunciato e che dovrà essere varato entro la fine dell'anno. Su una accelerazione sta ragionando il Governo pensando alle misure per le quali è troppo lontana l'andata a regime. In particolare Fornero punta all'estensione del contributivo pro rata per tutti (quindi dal 2012 anche per coloro che avevano più di 18 anni di contributi nel 1995 e che erano stati «salvati» dalla riforma Dini mantenendo il più generoso sistema retributivo) ma questo intervento che avrebbe caratteristiche di equità rischia di non portare risparmi abbastanza consistenti. È probabile un intervento per anticipare l'aumento dell'età di vecchiaia delle donne nel settore privato (al momento è previsto a partire dal 2014 per andare a regime nel 2026), altro elemento con caratteristiche di equità perchè uniformerebbe le età di vecchiaia con gli uomini e con le donne del settore pubblico. Ma è sull'anzianità che si stanno concentrando i calcoli dei tecnici: Fornero ha più volte, da esperta di previdenza, manifestato la sua preferenza per una fascia flessibile di uscita dal lavoro uguale per tutti tra i 63 e i 70 anni con penalizzazioni per chi esce prima e vantaggi per chi va in pensione più tardi. Ma questa «fascia» non convince completamente la Ragioneria generale dello Stato che preferirebbe risparmi certi e quantificabili (lasciando la libertà alle persone di uscire sarebbe più complicato quantificare i risparmi). È probabile quindi che dal ministero dell'Economia si spinga per una stretta sulle pensioni di anzianità con il raggiungimento di quota 100 tra età anagrafica e contributi nel 2015 (comprendendo nella stretta anche chi ha 40 anni di contributi che adesso può uscire a qualsiasi età) accelerando rispetto alla quota 96 di oggi per i dipendenti in aumento a 97 solo nel 2013.