Tornano in campo i "patrimonialisti"
Torna in campo il partito dei patrimonialisti. Inteso come quelli che, qualunque sia il governo in carica, su una cosa non retrocedono: l'introduzione della patrimoniale. Normalmente il recinto all'interno del quale si muovono è quello della sinistra, ma vista la nuova stagione di "unità nazionale" il gruppo si sta allargando, pur con distinguo, anche a settori più moderati. In ogni caso è attorno al tema della patrimoniale che il Pd sembra aver ritrovato una nuova unità. Tanto che il segretario Pier Luigi Bersani, vago su qualsiasi altro tipo di provvedimento contenuto nell'agenda dell'esecutivo guidato da Mario Monti, non ha dubbi: «Partiamo dai grandi patrimoni immobiliari e da misure anti-evasione fiscale». Quindi aggiunge: «Noi non mettiamo condizioni ma non vogliamo che altri le mettano. Berlusconi ha detto no a questo e quest'altro, io dico che si discute in Parlamento su cosa bisogna fare per salvare il Paese, se non si accetta l'idea che chi ha di più deve dare di più io non sono d'accordo e non solo per una questione di equità ma perché il Paese non ce la fa, perciò non mettiamo pregiudizi e blocchi». Una posizione che sicuramente rafforza l'asse con la Cgil guidata da Susanna Camusso, ma anche con le forze della sinistra fuori dal Parlamento. Così, ad esempio, va registrata la posizione dell'ex segretario generale del sindacato di Corso Italia Guglielmo Epifani: «C'è un rapporto fra la tassazione della casa e la patrimoniale. Siamo in attesa che Monti predisponga le linee l'importante è che parta col piede giusto soprattutto sull'equità: questo è il punto su cui giustamente la Cgil insiste, perché il rigore senza l'equità presenta gravi problemi per una parte della società che ha già pagato prezzi molto alti. E va bene puntare sulla crescita perché è stato il grave errore del governo Berlusconi». Che tradotto per i non addetti ai lavori sembra dire una cosa semplice: via libera alla patrimoniale. Sulla stessa lunghezza d'onda il coordinatore della segreteria nazionale del Pdci-Federazione della sinistra Alessandro Pignatiello: «Chi non vuole la patrimoniale fa lo struzzo impedendo al Paese di riprendere fiato. Occorre far pagare la crisi a chi ha i portafogli più gonfi di soldi per realizzare una giusta operazione di equità sociale. Finora la crisi l'hanno pagata sempre i soliti. È fondamentale che anche i signorotti che l'hanno fatta franca fino ad ora partecipino...». Sul tema, poi, si è già espresso domenica sera il leader di Sel Nichi Vendola: «Se c'è il no alla patrimoniale, allora non c'è neanche il cambiamento. Abbiamo bisogno di iniziare la musica di questo governo nuovo, dallo spartito della patrimoniale». Mentre quello dell'Idv Antonio Di Pietro, dopo aver ribadito che l'esecutivo «deve lavorare subito per l'eliminazione di privilegi, caste, cricche, consulenze, incarichi e di quell'ingegnerizzazione delle tangenti che in questi ultimi vent'anni la politica ha dimostrato di saper fare», parla di «una patrimoniale equa perché nei momenti del bisogno è chi ha di più che deve dare di più». Sibillino, invece, l'ex premier Romano Prodi: «Aspettiamo e vediamo, è inutile separare singoli provvedimenti. Dobbiamo aggiustare i profili economici in modo stabile. È una questione politica ed anche evangelica». Contro l'ipotesi di introdurre una norma di questo tipo, invece, si schiera Nicola Rossi, senatore del gruppo misto e membro del comitato direttivo di Italiafutura, la fondazione di Luca Cordero di Montezemolo. È un «errore», spiega, pensare che la patrimoniale possa essere usata per ridurre il debito. Molto meglio la reintroduzione dell'Ici sulla prima casa. E anche il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini si dice favorevole, ma solo a determinate condizioni: «Se la tassazione sulle rendite e sui grandi patrimoni serve a compensare una minor pressione fiscale sui lavoratori, sulle famiglie e sulle aziende, noi siamo d'accordo». Pià ondivago il suo collega di Terzo Polo e presidente della Camera Gianfranco Fini che prima invita a guardare al contenuto dei provvedimenti: «Dovremo uscire da giudizi sui titoli dei capitoli di un libro ed esaminare come sono scritti. Con Ici sì patrimoniale no siamo ai titoli. Possono avere entrambe articolazioni diverse. Occorre attendere i disegni di legge governativi che certo non saranno acriticamente recepiti». Poi, in serata articola ulteriormente il suo pensiero e si rivolge anche lui a Silvio Berlusconi che domenica, nella sua intervista al Corriere della Sera, aveva nettamente sbarrato la strada alla patrimoniale (veto che Rosy Bindi definisce «molto preccupante») dicendosi invece d'accordo su un'imposta simile all'Ici. «Se dice che la patrimoniale non va messa e poi si è il primo contribuente d'Italia - attacca Fini - allora significa che abbiamo una diversa concezione della giustizia sociale». In ogni caso Monti è al lavoro. Il menù dei provvedimenti che potrebbe varerà nei prossimi giorni è ormai noto. Dall'Ici all'Imu, passando per la revisione degli estimi catastali, le pensioni e la patrimoniale. Il presidente del Consiglio, però, vuole fare in fretta ed è quindi probabile che, viste le polemiche alla fine decida di non aprire questo capitolo.